Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

domenica 11 marzo 2018

LAVORANDO A NOI STESSI🙏 La quarta domenica della Quaresima si chiama “Dominica in Laetare”

Commento al Vangelo di domenica 11 Marzo 2018 


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🙃Settimana in casa e a letto 🙏🏻siamo influenzati🎆
🙏🏻Commento a cura di Don Manuel Loreni, vicario parrocchiale Unità pastorale Santa Croce, SS. Trinità, Piane di Schio Est.
Registrato nel battistero della chiesa parrocchiale di Santa Croce di Schio.
Da Frammenti scelti
“IL GRANDE CRANIO DELL’UMANITÀ. IL SUO POTENTE CERVELLO E IL SUO GRAN CUORE. TUTTI I PENSIERI, PER QUANTO CONTRADDITORI, NASCONO DA QUELL’UNICO GRANDE CERVELLO: IL CERVELLO DELL’UMANITÀ, DI TUTTA L’UMANITÀ”,
ETTY HILLESUM, DIARIO, 21 OTTOBRE 1941

QUELLO CHE FA PAURA È IL FATTO CHE CERTI SISTEMI POSSANO CRESCERE AL PUNTO DA SUPERARE GLI UOMINI E DA TENERLI STRETTI IN UNA MORSA DIABOLICA, GLI AUTORI COME LE VITTIME: COSÌ, GRANDI EDIFICI E TORRI, COSTRUITI DAGLI UOMINI CON LE LORO MANI, S’INNALZANO SOPRA DI NOI, CI DOMINANO, E POSSONO CROLLARCI ADDOSSO E SEPPELLIRCI.”,
ETTY HILLESUM, DIARIO, 27 FEBBRAIO


E’ VERO CHE VIVO INTENSAMENTE, A VOLTE MI SEMBRA DI VIVERE CON UN’INTENSITÀ DEMONIACA ED ESTATICA, MA OGNI GIORNO MI RINNOVO ALLA SORGENTE ORIGINARIA, ALLA VITA STESSA, E DI TANTO IN TANTO MI RIPOSO IN UNA PREGHIERA. E CHI MI DICE CHE VIVO TROPPO INTENSAMENTE NON SA CHE CI SI PUÒ RITIRARE IN UNA PREGHIERA COME NELLA CELLA DI UN CONVENTO, E CHE POI SI PROSEGUE CON RINNOVATA PACE ED ENERGIA. CREDO CHE SIA SOPRATTUTTO LA PAURA DI SPRECARSI A SOTTRARRE ALLE PERSONE LE LORO FORZE MIGLIORI. SE, DOPO UN LABORIOSO PROCESSO CHE È ANDATO AVANTI GIORNO DOPO GIORNO, RIUSCIAMO AD APRIRCI UN VARCO FINO ALLE SORGENTI ORIGINARIE CHE ABBIAMO DENTRO DI NOI, E CHE IO CHIAMERÒ «DIO», E SE POI FACCIAMO IN MODO CHE QUESTO VARCO RIMANGA SEMPRE LIBERO, «LAVORANDO A NOI STESSI», ALLORA CI RINNOVEREMO IN CONTINUAZIONE E NON AVREMO PIÙ DA PREOCCUPARCI DI DAR FONDO ALLE NOSTRE FORZE”,ETTY HILLESUM, DIARIO, 28 SETTEMBRE 1942🙏🏻

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Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, inf atti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Giovanni 3,14-21

La quarta domenica della Quaresima si chiama “Dominica in Laetare”, nome preso dall’ antifona d’ ingresso, e sottolinea che il tempo severo e sobrio della Quaresima non può essere assolutizzato, bensì deve essere interrotto, perché la vita cristiana non ha nell’ austerità che una fase di passaggio. La vita cristiana è letizia, la penitenza è uno stato di preparazione alla vita da figli di Dio, nel cammino verso la gioia del cielo, per la strada della Pasqua.
La parola “letizia” è un termine interessante. Contiene la radice della parola “letame”, e parla di fecondità, ma di quel tipo che nasce da qualcosa che in sé non è molto nobile. La prima lettura di questa domenica ci presenta, infatti, un estratto dell’ ultimo capitolo del secondo libro delle Cronache – che nel canone ebraico è l’ ultimo brano della Bibbia – testo che ha due colori. Il secondo è quello della felicità del popolo che finalmente, dopo settant’ anni di esilio, può tornare nella sua terra. E qui si chiude la Bibbia nell’ originale ebraico, con questa prospettiva di ricostruzione. Ma il primo tono è quello tragico della distruzione dell’ esilio in cui il popolo si è andato a cacciare, errore su errore e malgrado i richiami della Provvidenza.
Ci può anche dar molestia, ma la letizia cristiana parte dalla povertà, dalla constatazione dei nostri limiti e dei nostri pericoli. La nostra è una salvezza da ricevere, non altro. «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna». Questo proclama il Vangelo di questa domenica della letizia.

L’ ODORE DELLA NOSTRA POVERTÀ. Andare perduti, sprecarsi, dilapidare la propria bellezza, è possibile, capita. Perdere le occasioni, vedere sé stessi e gli altri sciuparsi e andare in malora: come si scappa a questa ipotesi? Come ci si tira fuori dalla distruzione? Non da soli. «Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». Per lasciarsi salvare, per entrare nella letizia, ci vuole l’ odore della nostra povertà, la fecondità del letame. I poveri accolsero con letizia il Messia, i giusti no.
«La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie» – venire alla luce vuol dire lasciarsi vedere per quello che siamo: anche noi poveri, esattamente come tutti gli uomini che Cristo è venuto a salvare. Vale la pena di buttar via la maschera dei buoni! Lasciamo che entri la luce che fa male ma guarisce. E così smetterla di mimare la felicità. Siamo incompleti, non possiamo che esserlo. Perché mai aver tanta paura di venire alla luce e svelarsi deboli? Semplice: perché ci siamo venduti mille volte per forti. E non lo siamo. Diceva Emmanuel Mounier: «Ci si adatta meglio a una cattiva coscienza che a una cattiva reputazione». E così si vive obliquamente, nella tenebra della solitudine.
Che gioia, invece, venire alla luce, lasciarsi amare poveri, lasciarsi salvare. Questa è la letizia cristiana.
DA: famigliacristiana.it/blogpost/iv-domenica-di-quaresima-anno-b---11-marzo-2018


4a Domenica di Quaresima
 COS’E’ LA VITA ETERNA? 
Il Vangelo di questa domenica ruota attorno a tre temi dominanti: la vita eterna, la fede, il giudizio." Così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna: Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna".
 • La vita eterna. 
Se con un sondaggio, ci chiedessero di colpo che cos'è la vita eterna, cosa risponderemmo? Probabilmente tutti diremmo: "E' la vita che inizia dopo la morte". E invece l'evangelista Giovanni dice: "La vita eterna è conoscere Te, l'unico vero Dio e Colui che hai mandato Gesù Cristo". Ecco una notizia sconvolgente, cioè che sconvolge tutti i nostri modi di pensare perché se la vita eterna consiste nel conoscere, significa che essa non inizia alla nostra morte, ma alla nostra nascita. Dio dandoci l'essere ci dà implicitamente anche la capacità di conoscere che diventerà perfetta nell'età adulta, ma ognuno di noi la riceve in potenza già alla nascita. L'adulto avrà una conoscenza più perfetta di quella del bambino, ma ad ognuno Dio dà la capacità di conoscere non solo la realtà che lo circonda, ma soprattutto di conoscere Lui, l'unico vero Dio. "Venne nel mondo la luce vera, quella che illumina OGNI uomo". Quindi tutti la riceviamo; perciò dal momento in cui iniziamo ad esistere cominciamo anche ad essere capaci di conoscere Dio e vivere così la vita eterna fin da quaggiù. Fin dal battesimo riceviamo in noi la vita di grazia che non è altro che il germe della gloria, quindi nella misura in cui viviamo in grazia, viviamo la stessa realtà della gloria (benché in germe) la cui pienezza sarà raggiunta quando vedremo Dio faccia a faccia. S. Elisabetta della Trinità diceva: "Ho trovato il cielo sulla terra, perché il cielo è Dio e Dio si trova nella mia anima". Ecco l'eternità vissuta. 
• La fede 
Ma non basta conoscere, bisogna anche credere: "Chiunque crede in Lui, ha la vita eterna". Se la vita eterna è la realtà più grande, la fede è l'opera più grande e adeguata ad essa. La fede è il tesoro più prezioso che abbiamo perché ci apre gli orizzonti sconfinati dello spirito; e il mondo la perde con estrema facilità per correre dietro a miraggi traditori e chimere ingannatrici. La fede ci fa entrare nel mondo di Dio, ci dà la forza stessa di Dio, illumina la nostra vita, dà senso a quel che facciamo e al perché viviamo: senza la fede la vita diventa una notte tenebrosa senza senso e senza sbocco, se non nel buco nero e vertiginoso dell'eterno nulla. In qualsiasi prova e traversia della vita l'unica domanda che dobbiamo farci è: "In questa prova ho conservato la fede?" Se possiamo rispondere di sì, non abbiamo perso niente anche se avessimo perso tutto. Non c'è peggior catastrofe che perdere la fede: tutte le altre sono niente in confronto perché non metteranno mai a rischio il nostro destino eterno, mentre se perdiamo la fede, la nostra vita che era destinata ad un'esplosione di gloria, finirà in un'estinzione tenebrosa. 
• Il giudizio
 "Chi crede in Lui non è condannato". Ecco il giudizio! E' la fede stessa che lo stabilisce: "Chi crede, non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita". Chi ha fede dunque, non va neanche incontro al giudizio. Chiediamo questa virtù fondamentale per la nostra vita cristiana e per la nostra salvezza eterna.
 "Credo Signore, ma aumenta la mia fede". 
WILMA CHASSEUR

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