Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

mercoledì 4 ottobre 2017

Are you really called to die for her? MARRY HER AND DIE FOR HER

il blog di Costanza Miriano

Quando doni la vita dai il meglio di te

DI COSTANZA MIRIANO
Una lettrice, Antonietta Campana, ci ha mandato la traduzione dell’intervista in inglese che padre Sean Salai ha fatto a Costanza Miriano

Perché hai scritto questo libro?
Veramente pensavo di non aver niente da insegnare sul matrimonio e la vita di coppia! Volevo solo scrivere delle lettere ad alcune amiche reali (ho solo cambiato i loro nomi e qualche dettaglio) per convincerle che è possibile imparare ad essere felici nella vita quotidiana matrimoniale. Infine, volevo parlare di Dio che è la fonte dell’amore, anche di quello di coppia. Ma non ho mai, mai pensato che lo avrebbero letto così tante persone. Per la prima uscita, ne sono state stampate qualche centinaio di copie. Ero sicura che le avrebbero comprate solo mia mamma, mia sorella e le mie vecchie zie. Non ho mai pensato che potesse diventare una cosa di queste dimensioni.
Chi è il tuo pubblico?
Quando scrivo, io penso di parlare ad una donna occidentale emancipata, che è passata attraverso il femminismo e le sue conquiste. Una donna grata di poter avere la possibilità di compiere delle scelte nella vita. Una donna che ha tutto ma è insoddisfatta perché ha perso il senso della sua missione in questo mondo: essere la culla della vita. Quando scrivo penso alla mia collega tipo: molto brava nel suo lavoro, in grado di viaggiare in tutto il mondo raccontando di guerre e crisi finanziare, o penso ad ingegneri, avvocati, docenti universitarie, mie compagne di classe, o anche alle madri dei compagni dei miei figli, segretarie, parrucchiere, donne normali che sono cresciute con l’idea di dover realizzare se stesse e, solo dopo, di pensare agli altri. Ma una donna può essere soddisfatta solo quando dona se stessa.
Qual è il messaggio del libro?
Sto scoprendo –è un processo lento che si chiama conversione!- che quando dono vita do il meglio di me. Non intendo solo nel senso letterale di mettere al mondo qualcuno, ma anche nel senso di generare, abbracciare, fare spazio. E’ la parte migliore della nostra vocazione. Dio dà la custodia dell’umanità alle donne. Abbiamo il compito di aiutare l’umanità ad alzare lo sguardo verso la Verità, la Bellezza, Dio. Detta in questo modo sembra una questione molto seria, ma nel libro cerco di dirlo in modo divertente. Durante la notte –una lavoratrice madre di quattro figli non può che scrivere di notte e dormire alle conferenze stampa- spesso svegliavo mio marito con le mie fragorose risate (non lo dovrei dire, forse, ma mi fanno ridere le mie stesse battute).
Il titolo del tuo libro, tradotto in inglese con Marry Him and Be Submissive, è un richiamo provocatorio alla lettera di San Paolo agli Efesini laddove esorta le mogli ad “essere sottomesse” ai loro mariti che si devono sacrificare nell’amore per le loro spose. Come moglie e madre, in che modo sei sottomessa a tuo marito e come lui si sacrifica per te?
Non so se sono sempre in grado di essere sottomessa come vorrei. Qualche volta mio marito estrae il mio libro dalla libreria e mi dice: “C’è un libro che dovresti leggere”. Comunque, nonostante la mie incoerenze quotidiane, cerco di non cedere alla tentazione di controllare mio marito, di modellarlo o, peggio, di manipolarlo. Cerco di accettare ciò che mi da, che è tanto, senza controllare sempre se è stato fatto nel modo che ho in mente io. Cerco di ringraziarlo per ciò che fa per me e di evitare di sottolineare ciò che manca per raggiungere la perfezione (noi donne siamo sempre malate di perfezionismo). Cerco di mordermi la lingua. Dall’altra parte, lui dà la sua vita per me facendo silenziosamente il suo difficile dovere, occupandosi di tutte le seccature della nostra vita familiare, di tutte le cose da riparare. Inoltre mi protegge, mi rende stabile: senza di lui penso che sarei un po’inaffidabile perché lui mi aiuta a tenere i piedi per terra.
Il tuo libro promuove l’approccio di san Giovanni Paolo II della complementarietà uomo-donna nel matrimonio, che si esprime in ruoli distinti, seppur di uguale valore. Come si esprime questo tipo di approccio nel tuo matrimonio?
Poiché entrambi lavoriamo fuori casa, non rispecchiamo i ruoli tradizionali: lui spesso cucina, fa il bucato (la qualcosa non mi rende particolarmente felice: le nostre lenzuola sono grigie, ma una volta erano bianche), carica la lavastoviglie, se necessario (ma io penso di essere più brava a fare spazio alla padella grande). Il discorso dei ruoli è qualcosa di più profondo del “chi pulisce la casa?” e di più spirituale. Io penso di essere il fuoco della nostra casa, che mantiene tutti caldi, sono il vento che soffia per far si che tutto proceda. Ma lui è la pietra che fa sentire i nostri figli difesi, protetti e sicuri di sé. E quando lui afferma qualcosa, loro sanno che si possono fidare di lui e questo li rende certi.
Questo libro dispiega una serie di lettere sincere scritte alle tue migliori amiche, che non appaiono certo come catechesi o documenti teologici. Perché i tuoi lettori trovano questo stile accattivante?
Penso che gli piaccia vedere i dettagli della vita: noi cattolici conosciamo molto sui principi generali, conosciamo il catechismo, le vite dei santi, la Bibbia. Qualche volta però può essere utile pensare a come vivere la fede nella vita di tutti i giorni. Noi donne cattoliche amiamo borse e scarpe esattamente come tutte le altre donne. Ci diamo da fare per vivere nel mondo, ma non per appartenergli. Seguiamo diete dimagranti cercando di non essere schiave dell’essere in forma. E poi parlo della mia famiglia: le cose buffe dette dai bambini piccoli, e la vita comica di una madre che è sempre in ritardo e che va ad intervistare un ministro senza conoscerne la faccia perché ha dedicato il tempo della preparazione dell’intervista a cercare una scarpa viola di Barbie sotto ad un letto.
Quali grazie hai ricevuto nella tua vita dal sacramento del matrimonio?
Tutto nel matrimonio è grazia. Vivere 20 anni con una creatura così diversa da noi è già un miracolo. Quattro figli sono una grazia enorme- Avere una casa e del cibo e la possibilità di fare molte cose è una grazia. Ma la grazia più grande che abbiamo ricevuto è quella di sperimentare che nessun amore umano può colmare il nostro cuore. Lo sposo è Gesù Cristo. Lui è il solo che ci ama nel modo in cui desideriamo essere amati. Noi non siamo in grado di amare il nostro marito o la nostra moglei nel modo di cui ha bisogno, possiamo solo chiedere la grazia di amarlo o amarla allo stesso modo di Gesù. Pian piano impariamo che il vero amore ha la forma della croce.
Quali sfide hai affrontato nel matrimonio e in che modo?
Io e mio marito siamo molto diversi, direi – anche se non so se è la parola giusta-opposti. A lui piace il freddo, a me il caldo. A lui piace l’acqua naturale a me quella molto frizzante. Io detesto perdere tempo, perciò quando non ho niente da fare – intendo niente di estremamente urgente – esco e corro 10 km; lui invece quando non ha niente da fare non fa niente! (che a ben pensare è una cosa ragionevole), sostenendo che nel vuoto puoi avere buone idee. Io sono in grado di pensare solo quando corro o prego o entrambe le cose, per esempio quando corro a messa (cerco di andare tutti i giorni ma sono sempre in ritardo). La differenza più significativa tra noi due è forse il fatto che io ho bisogno di circondarmi di persone: invito amici, voglio sapere di loro, cosa fanno, come stanno. Lui è un orso, come si dice. Gli piacerebbe vivere in una grotta, solo con me e i cuccioli. Stiamo imparando a lavorare insieme.
Nel 2013 la pubblicazione del tuo libro in lingua italiana è stata oggetto di critiche da gruppi di femministe che, dall’Italia alla Spagna, hanno protestato stracciando copie del libro nelle strade e chiedendone la censura. Qual è la tua risposta rispetto al fatto che il libro, secondo loro, promuova la violenza sulle donne?
Prima di tutto, se non ti piace un libro, puoi facilmente evitare di leggerlo. Io penso che questo regime di politically correctness sia un pochino preoccupante. Non ci può essere una psicopolizia che ci dica cosa è bene pensare! In secondo luogo, c’è un giudice in Spagna che ha dovuto leggere il mio libro ( a causa del fatto che il ministro della salute Ana Mato mi ha denunciato alla procura, da quanto apprendo dalla stampa): non è riuscito a trovare nulla nelle mie parole che inneggi al fatto che una donna debba accettare la violenza. Quando una donna viene da me dicendomi che è stata picchiata (è accaduto due volte, ma io incontro migliaia di donne in tutta Italia) io le ricordo che anche la Chiesa raccomanda di andarsene da casa e lavorare per il recupero del matrimonio, ma non vivendo insieme perché è troppo pericoloso. Essere la culla della vita non significa che qualcuno debba approfittare di noi. Il nostro è il più alto ruolo che un essere umano possa esercitare. Quando Dio ha creato il mondo, dal caos alla perfezione, la donna è stata l’ultima creatura. Penso che solo i sacerdoti siano più nobili delle donne, perché ci permettono l’accesso a Dio.
Nel libro tu consigli alle donne di smettere di preoccuparsi di problemi di minore importanza e di non aspettare il momento migliore per sposarsi, sostenendo che nessuno è mai “pronto al 100%” per il matrimonio e che farsi prendere dall’ansia non è un buon modo per condurre una vita felice. Nella tua esperienza, quali sono le ragioni più comuni che allontano le donne dal matrimonio e cosa può far cambiare idea?
Non tendiamo a pensare che il matrimonio sia la fine di un percorso, un obiettivo a cui tendere. Invece, quando ci si sposa si inizia a frequentare la scuola dell’amore. Si inizia il proprio processo permanente di conversione, perché il senso della vita è quello di conoscere e amare Dio. Ovviamente, poiché cerco di parlare anche a donne non cristiane (molte delle mie lettrici sono atee, ma sono d’accordo con me su tante cose), cerco di evidenziare le ragioni umane (sappiamo infatti che l’umano e lo spirituale non sono mai in conflitto). Perciò dico alle mie amiche che esse hanno delle aspettative troppo alte, che si devono buttare e poi impareranno a nuotare. Non c’è nemmeno bisogno del ricevimento perfetto, dell’abito perfetto della casa perfetta e del lavoro perfetto per decidere di sposarsi. Si ha solo bisogno di un uomo e di Dio (e del sacerdote che rende il matrimonio possibile). Se poi hai anche degli amici da abbracciare, sarà ancora meglio. Dobbiamo poi menzionare la vera ragione per la quale i giovani non hanno alcuna fretta di sposarsi; perché fanno sesso fuori dal matrimonio e ciò complica le cose. Ma questo è un altro discorso.
Nel tuo libro affronti anche la questione delle lamentele comuni di molte donne sul fatto che i mariti non le ascoltano. Quando tuo marito non sembra ascoltarti, come reagisci?
Il punto non è che sembra, ma che non ascolta, non mi ascolta proprio! Sostiene che io parli troppo e che lui abbia dovuto mettere un filtro alle orecchie. Questo ormai lo so, e quando ho bisogno di comprensione, quando mi devo lamentare o quando non sono alla ricerca di una soluzione per qualcosa, chiamo una amica, che, essendo femmina, non ha filtri nelle orecchie. Quando ho davvero bisogno che lui mi ascolti, glielo chiedo. “Per favore, smetti di fare qualsiasi cosa tu stia facendo, siediti e guarda le mie labbra” Quando serve, lui c’è sempre. Quando ho solo bisogno di esprimere me stessa, ho amiche addestrate allo scopo (ed io faccio per loro la stessa cosa). Gli uomini e le donne usano due linguaggi molto differenti. Noi lo usiamo per “sputare” sentimenti, emozioni, preoccupazioni, pensieri. Dall’altra parte gli uomini usano la lingua per dire delle cose. Un uomo dice sempre esattamente ciò che vuole dire. Quando mio marito mi chiede.” Vuoi che venga a prenderti in stazione?” io rispondo sempre “Non importa…”, ma in realtà intendo dire “Se non vieni vuol dire che non mi ami più e ora, come facciamo con quei quattro bambini?” Dobbiamo imparare a tradurci reciprocamente. Quando mio marito mi compra un caricatore per il telefono, io gli rispondo “ Anche io ti amo”, perché quello è il modo che lui ha di esprimere il suo amore per me.
Su tema della gravidanza, tu sostieni che non c’è modo di “mantenere la propria vita” dopo aver partorito, ma anche che la vita dopo aver partorito diventa molto migliore. Come la gravidanza ha cambiato la tua vita e quali sono ora gli effetti di questo miglioramento?
Non riesco proprio nemmeno ad immaginare la mia vita senza figli, ora. Li amo follemente, a volte mi chiedono di smettere di dirglielo continuamente. Mi alzo e gli dico quanto siano meravigliosi. Credo di sapere che sono normali, ma per me loro sono straordinari. La mia vita è cambiata perché essendo madre ho imparato a fare molte più cose. Quando non avevo figli, trovavo estenuante anche cambiare l’acqua ad un pesce rosso. Ora nulla mi fa più paura (ho avuto anche due gemelle). Le cose si imparano facendole, e non si perde nulla con la maternità. Nulla a parte delle unghie perfette e tempo per lo shopping, forse. Ma ciò che ricevi è tanto di più di quello che dai. Ci guadagni in abbracci e baci e risate e sorrisi. In una parole, in felicità.
Quando hai dei problemi coi tuoi bambini, per esempio perché si presentano in modo disordinato in pubblico o per altre questioni rispetto alle quali tendi a colpevolizzarti perché non li stai crescendo in modo perfetto, tu scrivi nel tuo libro che “il vino aiuta”. Cosa intendi dire?
Scherzavo, in verità io non bevo (ho solo una dipendenza dalla Diet Coke, so dire con certezza ad occhi chiusi quale sia la sua data di scadenza). Comunque intendo dire che noi, in quanto mamme, ci sentiamo tutte così, di tanto in tanto. Il segreto è riderci su. Sperando di non avere i pidocchi in testa quando andiamo dal parrucchiere.
Oltre ad essere moglie e madre, tu sei una personalità popolare nell’ambito della comunicazione in Italia e molte donne oggi trovano essenziale per la loro salute psicologica cercare una realizzazione nel lavoro fuori casa. Quale consiglio dai alle donne su come mantenere l’equilibrio tra la vita familiare e quella professionale?
Qui servirebbe una risposta molto lunga, che cambia molto a seconda delle condizioni di lavoro. Per esempio io sono stata fortunata perché il mio ruolo pubblico è iniziato quando i miei bambini erano già abbastanza grandi. Comunque io penso che le donne possano dare molto alla società e contribuire a migliorare il mondo. Ma giova anche ricordare che nemmeno un capolavoro come la Cappella Sistina è un’opera d’arte importante e preziosa come un figlio di Dio. Sono sicura che uso il meglio delle mie capacità nel fare la mamma. Uso il cervello, la creatività, la forza. Anche se a volte a casa mi sento invisibile. Il fatto è che una donna è sempre definita da uno sguardo. Dobbiamo imparare a non ricercare lo sguardo del capo in ufficio o quello di altre persone in generale. Nemmeno lo sguardo di nostro marito. Dobbiamo cercare lo sguardo di Dio sulle nostre vite ed imparare ad essere definite solo da quello. Di conseguenza non sarà importante se nella vita avremo successo secondo i canoni del mondo.
In che modo il cattolicesimo influenza il tuo atteggiamento di madre e moglie?
Come dicevo, cerco di amare mio marito nel modo in cui vorrei amare Dio. Se perdono una rispostaccia tacendo è perché Gesù mi chiede di farlo. Lo stesso vale per lui, che mi perdona quando sono in ritardo (sempre) solo per Dio. E cerco di educare i miei figli insegnando loro a non inseguire il successo, ma la vita eterna.
Chi sono i tuoi modelli di vita nella fede, sia viventi che non?
Amo la Santa Vergine! E mie sorelle sono Teresa d’Avila, Caterina da Siena, Teresina di Lisieux, Chiara d’Assisi, Madre Teresa, Madeleine Delbrel, Chiara Corbella Petrillo, una giovane madre di tre bambini morta a 28 anni.
Come è cambiata o si è evoluta la tue fede nel tempo?
Spero di stare capendo in modo profondo che Dio è una persona vera e reale, che vuole avere con me un rapporto vero. Non sono più una bambina piena di paura di fronte a Dio. Voglio essere ogni giorno sempre di più la sposa di Gesù. E puoi essere una sposa quando decidi di non vivere per te stessa. Troverai allora la tua bellezza esattamente come Michelangelo faceva col marmo: togliendo le parti che non ti servono. Quanto più togli di te stessa, tanto più si svelerà la bellezza nascosta.
In che modo preghi?
Ho dei programmi di preghiera molto ambiziosi, ma non li riesco mai a seguire completamente. Ciò che riesco a fare è andare a messa, pregare l’Ufficio delle Letture e recitare un rosario mentre guido o lavoro. Un’ora alla settimana la dedico alla adorazione dell’Eucaristia e un’altra alla Lectio Divina. Mi piacerebbe pregare tutti e quattro i misteri del rosario ogni giorno, ma non ci riesco mai.
Papa Francesco ha pubblicato una esortazione apostolica sulla famiglia intitolata Amoris Laetitia. Se tu potessi dire una cosa a Papa Francesco sulla tua esperienza di vita di una famiglia cattolica dei giorni nostri, cosa gli diresti?
L’ Amoris Laetitia è sulla bellezza della famiglia ed è piena di cose buone (Lo Spirito Santo sa far bene il proprio lavoro). Ma girando per l’Italia ho incontrato migliaia di famiglie e ho imparato che la gente è contenta di sentirsi dire anche che è normale non trovare sempre bellissima la vita familiare. Ci sono momenti in cui amare il tuo sposo è amare il tuo nemico. Non è perché stai facendo qualcosa di sbagliato, ma perché la natura umana è ferita. E amare i nostri nemici è ciò che Gesù ci ha chiesto di fare. Ci sono momenti in cui ti chiedi se hai sposato la persona sbagliata. Ce ne sono altri in cui devi abbracciare la croce. Ma non è perché il tuo sposo è sbagliato, ma perché tu hai qualcosa di sbagliato, nel senso che c’è qualcosa di sbagliato nel profondo di ciascuno di noi. Si chiama peccato originale. E abbracciare la croce non è una sfortuna, ma è il sentiero per trovare un rifugio. Gesù sana le nostre ferite e la ferita è il peccato originale.
Cosa speri che le persone facciano proprio della tua vita e del tuo lavoro?
Io spero che le persone che mi ascoltano pensino “sembra essere felice e il suo è un cammino molto semplice, se lo può fare lei, ce la posso fare pure io”.
Un pensiero finale?
Vuoi veramente sapere a cosa sto pensando ora? Che devo andare a stirare una pila di panni ma non posso evitare di rileggere attentamente le mie risposte perché Padre Salai è un Gesuita e se ho detto qualcosa di teologicamente sbagliato se ne accorgerà immediatamente. Il problema è che comunque io non me ne renderei conto, quindi vado a stirare.
QUI la versione in inglese

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