Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

lunedì 27 febbraio 2017

Sussidio per la Quaresima 2017

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“Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo”

È online “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo”, il sussidio per la Quaresima e il tempo di Pasqua, disponibile a questo indirizzo.
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Curato dall’Ufficio Liturgico Nazionale, il testo è disponibile sul sito dedicato ed è liberamente consultabile e scaricabile.
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Nella presentazioneMons. Nunzio Galantino sottolinea come, nel clima comunicativo attuale che “prevede un incessante tentativo di prendere la parola”, non sia facile “porgere orecchio, rendersi disponibili, attenti, recettivi”. Per questo “il comando che risuona sul monte è molto attuale, anche se controcorrente”.
Ogni sezione del Sussidio è consultabile singolarmente.
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La lettura è scandita dalle riflessioni e dalla liturgia indicate per il Mercoledì delle Ceneri, le 5 domeniche di Quaresima, la Domenica delle Palme e il Triduo Pasquale.
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L’introduzione all’opera è a cura di don Franco Magnani, direttore dell’Ufficio Liturgico Nazionale.

By Kairos

Settimana delle ceneri – meditazioni di Papa Francesco

COMBONIANUM - Formazione Permanente

Papa FrancescoMeditazione mattutina nella Messa a Santa Marta

mercoledi-delle-ceneri13

MERCOLEDÌ DELLE CENERI
Gl 2,12-18; Sal 50; 2 Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6.16-18

La Parola di Dio, all’inizio del cammino quaresimale, rivolge alla Chiesa e a ciascuno di noi due inviti.Il primo è quello di san Paolo: «Lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20). Non è semplicemente un buon consiglio paterno e nemmeno soltanto un suggerimento; è una vera e propria supplica a nome di Cristo: «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (ibid.). Perché un appello così solenne e accorato? Perché Cristo sa quanto siamo fragili e peccatori, conosce la debolezza del nostro cuore; lo vede ferito dal male che abbiamo commesso e subìto; sa quanto bisogno abbiamo di perdono, sa che ci occorre sentirci amati per compiere il bene. Da soli non siamo in grado: per questo l’Apostolo non ci dice di fare qualcosa, ma di lasciarci riconciliare da Dio, di permettergli di perdonarci, con fiducia, perché «Dio è più grande del nostro cuore» (1Gv 3,20). Egli vince il peccato e ci rialza dalle miserie, se gliele affidiamo. Sta a noi riconoscerci bisognosi di misericordia: è il primo passo del cammino cristiano; si tratta di entrare attraverso la porta aperta che è Cristo, dove ci aspetta Lui stesso, il Salvatore, e ci offre una vita nuova e gioiosa.Ci possono essere alcuni ostacoli, che chiudono le porte del cuore. C’è la tentazione diblindare le porte, ossia di convivere col proprio peccato, minimizzandolo, giustificandosi sempre, pensando di non essere peggiori degli altri; così, però, si chiudono le serrature dell’anima e si rimane chiusi dentro, prigionieri del male. Un altro ostacolo è la vergogna ad aprire la porta segreta del cuore. La vergogna, in realtà, è un buon sintomo, perché indica che vogliamo staccarci dal male; tuttavia non deve mai trasformarsi in timore o paura. E c’è una terza insidia, quella di allontanarci dalla porta: succede quando ci rintaniamo nelle nostre miserie, quando rimuginiamo continuamente, collegando fra loro le cose negative, fino a inabissarci nelle cantine più buie dell’anima. Allora diventiamo persino familiari della tristezza che non vogliamo, ci scoraggiamo e siamo più deboli di fronte alle tentazioni. Questo avviene perché rimaniamo soli con noi stessi, chiudendoci e fuggendo dalla luce; mentre soltanto la grazia del Signore ci libera. Lasciamoci allora riconciliare, ascoltiamo Gesù che dice a chi è stanco e oppresso «venite a me» (Mt 11,28). Non rimanere in sé stessi, ma andare da Lui! Lì ci sono ristoro e pace. (…)C’è un secondo invito di Dio, che dice, per mezzo del profeta Gioele: «Ritornate a me con tutto il cuore» (2,12). Se bisogna ritornare è perché ci siamo allontanati. È il mistero del peccato: ci siamo allontanati da Dio, dagli altri, da noi stessi. Non è difficile rendersene conto: tutti vediamo come facciamo fatica ad avere veramente fiducia in Dio, ad affidarci a Lui come Padre, senza paura; come è arduo amare gli altri, anziché pensare male di loro; come ci costa fare il nostro vero bene, mentre siamo attirati e sedotti da tante realtà materiali, che svaniscono e alla fine ci lasciano poveri. Accanto a questa storia di peccato, Gesù ha inaugurato una storia di salvezza. Il Vangelo che apre la Quaresima ci invita a esserne protagonisti, abbracciando tre rimedi, tre medicine che guariscono dal peccato (cfr Mt 6,1-6.16-18).In primo luogo la preghiera, espressione di apertura e di fiducia nel Signore: è l’incontro personale con Lui, che accorcia le distanze create dal peccato. Pregare significa dire: “non sono autosufficiente, ho bisogno di Te, Tu sei la mia vita e la mia salvezza”. In secondo luogo la carità, per superare l’estraneità nei confronti degli altri. L’amore vero, infatti, non è un atto esteriore, non è dare qualcosa in modo paternalistico per acquietarsi la coscienza, ma accettare chi ha bisogno del nostro tempo, della nostra amicizia, del nostro aiuto. È vivere il servizio, vincendo la tentazione di soddisfarci. In terzo luogo il digiuno, la penitenza, per liberarci dalle dipendenze nei confronti di quello che passa e allenarci a essere più sensibili e misericordiosi. È un invito alla semplicità e alla condivisione: togliere qualcosa dalla nostra tavola e dai nostri beni per ritrovare il bene vero della libertà.«Ritornate a me – dice il Signore – ritornate con tutto il cuore»: non solo con qualche atto esterno, ma dal profondo di noi stessi. Infatti Gesù ci chiama a vivere la preghiera, la carità e la penitenza con coerenza e autenticità, vincendo l’ipocrisia. La Quaresima sia un tempo di benefica “potatura” della falsità, della mondanità, dell’indifferenza: per non pensare che tutto va bene se io sto bene; per capire che quello che conta non è l’approvazione, la ricerca del successo o del consenso, ma la pulizia del cuore e della vita; per ritrovare identità cristiana, cioè l’amore che serve, non l’egoismo che si serve. Mettiamoci in cammino insieme, come Chiesa, ricevendo le Ceneri – anche noi diventeremo cenere – e tenendo fisso lo sguardo sul Crocifisso. Egli, amandoci, ci invita a lasciarci riconciliare con Dio e a ritornare a Lui, per ritrovare noi stessi. 
(Mercoledì, 10 Febbraio 2016) 
GIOVEDÌ DOPO LE CENERI
Dt 30,15-20; Sal 1; Lc 9,22-25
Fermarsi e scegliere
Nella fretta della vita bisogna avere il coraggio di fermarsi e di scegliere. E il tempo quaresimale serve proprio a questo. Nella messa celebrata a stamattina, a Santa Marta, Papa Francesco ha posto l’accento sulla necessità di porsi quelle domande che sono importanti per la vita dei cristiani e di saper fare le scelte giuste. Commentando le letture del giovedì dopo le Ceneri (Deuteronomio 30, 15-20; Salmo 1, Luca 9, 22-25), il Pontefice ha spiegato che «all’inizio del cammino quaresimale, la Chiesa ci fa riflettere sulle parole di Mosè e di Gesù: “Tu devi scegliere”». Si tratta quindi di riflettere sulla necessità che tutti noi abbiamo di fare delle scelte nella vita. «E Mosè — ha sottolineato Francesco — è chiaro: “Vedi, io pongo ciao oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male: scegli”». Infatti «il Signore ci ha dato la libertà, una libertà per amare, per camminare sulle sue strade». E così noi siamo liberi e possiamo scegliere. Purtroppo però, ha avvertito il Papa, «non è facile scegliere». È più comodo «vivere lasciandosi portare dall’inerzia della vita, delle situazioni, delle abitudini». Per questo «oggi la Chiesa ci dice: “Tu sei responsabile; tu devi scegliere”». Ecco allora gli interrogativi sollevati dal Pontefice: «Tu hai scelto? Come vivi? Il tuo modo di vita, il tuo stile di vita, com’è? È dalla parte della vita o dalla parte della morte?».Naturalmente la risposta dovrebbe essere quella di «scegliere il cammino del Signore. “Io ti comando di amare il Signore”. E così Mosè ci fa vedere la strada del Signore: “Ma se il tuo cuore si volge indietro e se tu non ascolti e ti lasci trascinare a prostrarti davanti ad altri dei e a servirli, perirete”. Scegliere fra Dio e gli altri dei, quelli che non hanno il potere di darci niente, soltanto piccole cosine che passano». Ritornando sulla difficoltà di scegliere, Francesco si è detto consapevole che «noi abbiamo sempre questa abitudine di andare un po’ dove va la gente, un po’ come tutti». Ma, ha proseguito, «oggi la Chiesa ci dice: “Fermati e scegli”. È un buon consiglio. E oggi — ha suggerito il Papa — ci farà bene fermarci e durante la giornata pensare: com’è il mio stile di vita? Per quali strade cammino?».Dal resto, nella quotidianità noi tendiamo all’atteggiamento opposto. «Tante volte — ha ricordato — viviamo di corsa, viviamo in fretta, senza accorgerci di come sia la strada; e ci lasciamo portare avanti dai bisogni, dalle necessità del giorno, ma senza pensare». Da qui l’invito a fermarsi: «Incomincia la Quaresima così con piccole domande che aiuteranno a pensare: “Come è la mia vita?”». Il primo interrogativo da porsi — ha spiegato il Papa — è: «Chi è Dio per me? Io scelgo il Signore? Com’è il rapporto con Gesù?». E il secondo: «Com’è il rapporto con i tuoi; con i tuoi genitori; con i tuoi fratelli; con la tua sposa; con tuo marito; con i tuoi figli?». Infatti, bastano «queste due domande, e sicuramente troveremo cose che dobbiamo correggere».Successivamente il Pontefice si è anche chiesto «perché noi andiamo così di fretta nella vita senza sapere su quale strada camminiamo». E anche su questo Francesco è stato esplicito: «Perché vogliamo vincere, vogliamo guadagnare, vogliamo avere successo». Ma Gesù ci fa pensare: «Quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?». Infatti «una strada sbagliata — ha detto il Papa — è quella di cercare sempre il proprio successo, i propri beni, senza pensare al Signore, senza pensare alla famiglia». Tornano allora le due domande sul rapporto con Dio e con chi ci è caro, visto che «uno può guadagnare tutto, ma alla fine diventare un fallito. Ha fallito. Quella vita è un fallimento». Anche quelle che sembrano aver avuto successo, quelle di donne e di uomini cui «hanno fatto un monumento» o hanno dedicato «un quadro», ma non hanno «saputo scegliere bene fra la vita e la morte».E per ribadire il concetto, Francesco ha spiegato che «ci farà bene fermarci un po’ — cinque, dieci minuti — e farci la domanda: com’è la velocità della mia vita? Io rifletto sulle cose che faccio? Com’è il mio rapporto con Dio e con la mia famiglia?». In questo «ci aiuterà anche quel consiglio tanto bello del Salmo: “Beato l’uomo che confida nel Signore”». E «quando il Signore ci dà questo consiglio — “Fermati! Scegli oggi, scegli” — non ci lascia soli; è con noi e vuole aiutarci». E noi, da parte nostra dobbiamo «soltanto confidare, avere fiducia in Lui».Riproponendo le parole del Salmo «Beato l’uomo che confida nel Signore» il Papa ha quindi esortato a essere consapevoli che Dio non ci abbandona. «Oggi, nel momento in cui noi ci fermiamo per pensare a queste cose e prendere decisioni, scegliere qualcosa, sappiamo che il Signore è con noi, è accanto a noi, per aiutarci. Mai ci lascia andare da soli. È sempre con noi. Anche nel momento della scelta». Da qui la duplice consegna conclusiva: «abbiamo fiducia in questo Signore, che è con noi, e quando ci dice “scegli fra il bene e il male” ci aiuta a scegliere il bene». E soprattutto «chiediamogli la grazia di essere coraggiosi», perché «ci vuole un po’ di coraggio» per «fermarsi e chiedersi come sto davanti a Dio, come sono i rapporti con la mia famiglia, cosa devo cambiare, cosa devo scegliere. E Lui — ha assicurato Francesco — è con noi». 
(Giovedì, 19 febbraio 2015)

VENERDÌ DOPO LE CENERI
Is 58,1-9a; Sal 50; Mt 9,14-15
Digiuno dall’ingiustizia
«Usare Dio per coprire l’ingiustizia è un peccato gravissimo». Il severo monito contro le iniquità sociali, soprattutto quelle provocate da quanti sfruttano i lavoratori, è stato pronunciato da Papa Francesco (…)Il Pontefice ha preso spunto dalla preghiera con cui all’inizio del rito è stata elevata al Signore la richiesta «di accompagnarci in questo cammino quaresimale, perché l’osservanza esteriore corrisponda a un profondo rinnovamento dello Spirito». Cioè, ha chiarito, affinché «quello che noi facciamo esteriormente abbia una corrispondenza, abbia frutti nello Spirito»: insomma, «che quella osservanza esteriore non sia una formalità».Per rendere più concreta la sua riflessione, Francesco ha fatto l’esempio di chi pratica il digiuno quaresimale pensando: «Oggi è venerdì, non si può mangiare carne, mi farò un bel piatto di frutti di mare, un bel banchetto… Io osservo, non mangio carne». Ma così — ha subito ribattuto — «pecchi di gola». Del resto, proprio «questa è la distinzione fra il formale e il reale» di cui parla la prima lettura liturgica, tratta dal libro del profeta Isaia (58, 1-9a). Nel brano la «gente si lamentava perché il Signore non ascoltava i suoi digiuni». Da parte sua il Signore rimprovera il popolo, con parole che il Pontefice ha così riassunto: «Nel giorno del vostro digiuno, voi curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai. Voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui». Perciò «questo non è digiuno, non mangiare la carne ma poi fare tutte queste cose: litigare, sfruttare gli operai» e via dicendo.Anche Gesù, ha aggiunto Francesco, «ha condannato questa proposta della pietà nei farisei, nei dottori della legge: fare tante osservanze esteriori, ma senza la verità del cuore». Il Signore dice infatti: «Non digiunate più come fate oggi, cambiate il cuore. E qual è il digiuno che io voglio? Sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo, dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri, i senzatetto, vestire uno che vedi nudo senza trascurare i tuoi parenti, facendo giustizia». Questo, ha precisato il Papa, «è il digiuno vero, che non è soltanto esterno, un’osservanza esterna, ma un digiuno che viene dal cuore».Successivamente il Pontefice ha fatto notare come «nelle tavole» ci siano «la legge verso Dio e la legge verso il prossimo», e come entrambe vadano insieme. «Io non posso — ha spiegato — dire: compio i tre primi comandamenti… e gli altri più o meno. No, sono uniti: l’amore a Dio e l’amore al prossimo sono un’unità e se vuoi fare penitenza, reale non formale, devi farla davanti a Dio e anche con il fratello, con il prossimo». Basti pensare a ciò che ha detto l’apostolo Giacomo: «Tu potrai avere tanta fede, ma la fede se non fai opere è morta; a che serve?».Lo stesso vale per «la mia vita cristiana» ha commentato Francesco. E a chi cerca di mettersi a posto con la coscienza assicurando: «Io sono un gran cattolico, padre, mi piace tanto… Io vado sempre a messa, tutte le domeniche, faccio la comunione…» il Papa ha risposto: «Va bene. E com’è il rapporto con i tuoi dipendenti? Li paghi in nero? Paghi loro il salario giusto? Versi i contributi per la pensione? Per assicurare la salute e le prestazioni sociali?». Purtroppo infatti, ha notato, tanti «uomini e donne hanno fede, ma dividono le tavole della legge: “Sì, io faccio questo”. — “Ma fai elemosina?”. — “Sì, sempre io invio un assegno alla Chiesa”. — “Va bene. Ma alla tua Chiesa, a casa tua, con quelli che dipendono da te, siano i figli, siano i nonni, siano i dipendenti, sei generoso, sei giusto?”». In effetti, è stata la sua constatazione, non si possono «fare offerte alla Chiesa sulle spalle della ingiustizia» perpetrata nei confronti dei propri dipendenti. Ed è proprio quello che il profeta Isaia fa capire: «Non è un buon cristiano quello che non fa giustizia con le persone che dipendono da lui». E non lo è nemmeno «quello che non si spoglia di qualcosa necessaria a lui per dare a un altro che abbia bisogno».Dunque «il cammino della Quaresima è doppio: a Dio e al prossimo». E deve essere «reale, non meramente formale». Francesco ha ribadito che non si tratta solo «di non mangiare carne il venerdì», cioè di «fare qualcosina» e poi lasciar «crescere l’egoismo, lo sfruttamento del prossimo, l’ignoranza dei poveri». Bisogna compiere un salto di qualità, pensando soprattutto a chi ha meno. Il Pontefice lo ha spiegato rivolgendosi idealmente a ogni fedele: «Come stai di salute tu che sei un buon cristiano?». — «Grazie a Dio bene; ma anche quando ho bisogno vado subito all’ospedale e siccome sono socio di una mutua, subito mi visitano e mi danno le medicine necessarie». — «È una cosa buona, ringrazia il Signore. Ma, dimmi, hai pensato a quelli che non hanno questo rapporto sociale con l’ospedale e quando arrivano devono aspettare sei, sette, otto ore?». Non è un’esagerazione, ha confidato Francesco, rivelando di aver ascoltato un’esperienza del genere da una donna che nei giorni scorsi ha atteso ben otto ore per una visita urgente.Il pensiero del Papa è andato a tutta la «gente che qui a Roma vive così: bambini e anziani che non hanno la possibilità di essere visitati da un medico». E «la Quaresima serve» proprio «per pensare a loro»; per domandarci cosa possiamo fare per queste persone: «Ma, padre, ci sono gli ospedali». — «Sì, ma devi aspettare otto ore e poi ti danno il turno per una settimana dopo». Invece, ha fatto capire, bisognerebbe preoccuparsi soprattutto delle persone in situazioni di disagio e chiedersi: «Cosa fai per quella gente? Come sarà la tua Quaresima?». — «Grazie a Dio io ho una famiglia che compie i comandamenti, non abbiamo problemi…». — «Ma in questa Quaresima nel tuo cuore c’è posto per quelli che non hanno compiuto i comandamenti? Che hanno sbagliato e sono in carcere?» — «Ma, con quella gente io no…» — «Ma se tu non sei in carcere è perché il Signore ti ha aiutato a non cadere. Nel tuo cuore i carcerati hanno un posto? Tu preghi per loro, perché il Signore li aiuti a cambiare vita?».Da qui la preghiera conclusiva rivolta da Francesco al Signore affinché accompagni «il nostro cammino quaresimale» facendo sì che «l’osservanza esteriore corrisponda a un profondo rinnovamento dello Spirito».(Venerdì, 20 febbraio 2015)

SABATO DOPO LE CENERI
Is 58,9b-14; Sal 85; Lc 5,27-32
Grazie, Signore (Lc 5,27-32) – don Tonino Bello

Signore, ti ringrazio perché mi hai messo al mondo:aiutami perché la mia vitapossa impegnarla per dare gloria a te e ai miei fratelli.Ti ringrazio per avermi concesso questo privilegio:perché tra gli operai scelti, tu hai preso proprio me.Mi hai chiamato per nomeperché io collabori con la tua opera di salvezza.Grazie perché il mio letto di dolore è fontana di carità,è sorgente di amore.Di amore per te, anche di amore per tutti i fratelli.Signore, io seguo te più da vicino, in modo più stretto.Voglio vivere in un legame più forteper poter essere più pronto a darti una mano,più agile perché i miei piedi che annunciano la pace sui montipossano essere salutati da chi sta a valle.Concedimi il gaudio di lavorare in comunionee inondami di tristezza ogni volta che, isolandomi dagli altri,pretendo di fare la mia corsa da solo.Salvami, Signore, dalla presunzione di sapere tutto.Dall’arroganza di chi non ammette dubbi.Dalla durezza di chi non tollera i ritardi.Dal rigore di chi non perdona le debolezze.Dall’ipocrisia di chi salva i principi e uccide le persone.Toccami il cuore e rendimi trasparente la vita,perché le parole, quando veicolano la tua,non suonino false sulle mie labbra
(Don Tonino Bello)

Lectio alla 1^ lettura di oggi Siracide 17,24-29 🌻 Lectio Sir. 17,11-32


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Lectio - Sir 17,11-32 

11 Pose davanti a loro la scienza e diede loro in eredità la legge della vita, affinché riconoscessero che sono mortali coloro che ora esistono. 12 Stabilì con loro un’alleanza eterna e fece loro conoscere i suoi decreti. 13 I loro occhi videro la grandezza della sua gloria, i loro orecchi sentirono la sua voce maestosa. 14 Disse loro: «Guardatevi da ogni ingiustizia!» e a ciascuno ordinò di prendersi cura del prossimo. 15 Le loro vie sono sempre davanti a lui, non restano nascoste ai suoi occhi. 16 Fin dalla giovinezza le loro vie vanno verso il male, e non sanno cambiare i loro cuori di pietra in cuori di carne. 17 Nel dividere i popoli di tutta la terra su ogni popolo mise un capo, ma porzione del Signore è Israele, 18 che, come primogenito, egli nutre istruendolo e, dispensandogli la luce del suo amore, mai abbandona. 19 Tutte le loro opere sono davanti a lui come il sole, e i suoi occhi scrutano sempre la loro condotta. 20 A lui non sono nascoste le loro ingiustizie, tutti i loro peccati sono davanti al Signore. 21 Ma il Signore è buono e conosce le sue creature, non le distrugge né le abbandona, ma le risparmia. 22 La beneficenza di un uomo è per lui come un sigillo e il bene fatto lo custodisce come la pupilla, concedendo conversione ai suoi figli e alle sue figlie. 23 Alla fine si leverà e renderà loro la ricompensa, riverserà sul loro capo il contraccambio. 24 Ma a chi si pente egli offre il ritorno, conforta quelli che hanno perduto la speranza. 25 Ritorna al Signore e abbandona il peccato, prega davanti a lui e riduci gli ostacoli. 26 Volgiti all’Altissimo e allontanati dall’ingiustizia; egli infatti ti condurrà dalle tenebre alla luce della salvezza. Devi odiare fortemente ciò che lui detesta. 27 Negl’inferi infatti chi loderà l’Altissimo, al posto dei viventi e di quanti gli rendono lode? 28 Da un morto, che non è più, non ci può essere lode, chi è vivo e sano loda il Signore. 29 Quanto è grande la misericordia del Signore, il suo perdono per quanti si convertono a lui! 30 Non vi può essere tutto negli uomini, poiché un figlio dell’uomo non è immortale. 31 Che cosa c’è di più luminoso del sole? Anch’esso scompare. Così l’uomo, che è carne e sangue, volge la mente al male. 32 Egli passa in rassegna l’esercito nel più alto dei cieli, ma gli uomini sono tutti terra e cenere. 

COMMENTO DI GIOVANNI 

Strana e singolare è la creatura umana! Partecipe della realtà e dei limiti creaturali, tuttavia riceve da Dio una collocazione e una via del tutto diversa e privilegiata. 

Il dono ricevuto da Dio, qualificato al ver.11 come “scienza” e come “legge della vita” (ver.11), e l’aver stabilito con l’umanità “un’alleanza eterna” (ver.12), mette l’uomo e la donna nella condizione di “vedere la grandezza della gloria di Dio”, e di essere chiamati per questo ad intraprendere una via singolare che il ver.14 descrive come il “guardarsi da ogni ingiustizia” e il “prendersi cura del prossimo”. 

Dunque una creatura del tutto diversa da tutte le altre. Queste “vie” dell’umano sono sempre davanti a Dio, ma proprio qui (vers.15-16) l’umanità scopre la sua infedeltà, la sua lontananza da quel Dio di cui è stata fatta  a immagine e somiglianza! 

Tutta l’umanità si trova in questa vicenda e in questa “avventura”, ma mentre su ogni popolo c’è un “capo”, Israele è “porzione del Signore”, “primogenito che Egli nutre e, dispensandogli la luce del suo amore, mai abbandona” (vers.17-18). E forse si riferisce particolarmente ad Israele la relazione con Dio descritta ai vers.19-20.

E forse è riferito ancora solo ad Israele, ma forse anche a tutta l’umanità, la vicenda dell’infedeltà e della conversione, il dramma sublime del pentimento e del ritorno a Dio (ver.24). 

I vers.25-26 sono un’esplicita e forte ingiunzione ad abbandonare il peccato, a pregare davanti a Dio, a volgersi all’Altissimo allontanandosi dall’ingiustizia.

Allora “Dio ti condurrà dalle tenebre alla luce della salvezza”! 

Tutto questo è proprio solamente della creatura umana, a partire dalla relazione che Dio stringe con il suo popolo! 

Questo mi sembra il punto importante e fermo della Parola che oggi il Signore ci regala! 

Questo è il senso profondo dell’esistenza umana: tornare a Dio: “Quanto è grande la misericordia del Signore, il suo perdono per quanti si convertono a Lui” (ver.29). 

Salvezza e Amore sono il grande linguaggio di Dio  con l’umanità! Questo è il cuore della fede ebraica e cristiana, destinata ora, in Gesù, all’intera umanità! 

Questa povera umanità, tutta “terra e cenere” (ver.32), ai vers.30-31 viene paragonata al sole! Ma anche il sole è creatura destinata a scomparire. 

Ben diversa è la destinazione della creatura amata: l’intera umanità!

Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.

Lectio Giovanni Nicolini :-)

 Famiglie della visitazione 

www.famigliedellavisitazione.it

Mercoledì delle ceneri -🙃- Quaresima

QUARESIMA: Istruzioni d’usoCon il mercoledì delle ceneri inizia la quaresima. Per comprendere il significato di questo periodo occorre esaminare la diversa liturgia pre e post-conciliare.Prima della riforma liturgica, l’imposizione delle ceneri era accompagnata dalle parole“Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”, secondo la maledizione del Signore all’uomo peccatore contenuta nel Libro della Genesi (Gen 3,19). E con questo lugubre monito iniziava un periodo caratterizzato dalle penitenze, da rinunzie e sacrifici e dalle mortificazioni.Oggi l’imposizione delle ceneri è accompagnata dall’invito evangelico “Convertiti e credi al vangelo” (Mc 1,15). Le prime parole pronunciate dal Cristo non sono un invito alla conservazione, ma al cambiamento. Gesù non viene a mantenere la situazione così com’è, ma a trasformarla: il cambiamento deve essere il motore della vita del credente, orientando la propria esistenza al bene dell’altro e dando adesione alla buona notizia di Gesù.L’uomo non è polvere e non tornerà polvere, ma è figlio di Dio, e per questo ha una vita di una qualità tale che è eterna, cioè indistruttibile, e capace di superare la morte.In queste due diverse impostazioni teologiche sta il significato della quaresima.Mai Gesù nel suo insegnamento ha invitato a fare penitenza, a mortificarsi, e tanto meno a fare sacrifici. Anzi, ha detto il contrario: “Misericordia io voglio e non sacrifici” (Mt 12,7). La misericordia orienta l’uomo verso il bene del fratello. I sacrifici e le penitenze concentrano l’uomo su se stesso, sulla propria perfezione spirituale e nulla può essere più pericoloso e letale di questo atteggiamento. Paolo di Tarso, che in quanto fanatico fariseo era un convinto assertore di queste pratiche, una volta conosciuto Gesù, arriverà a scrivere nella Lettera ai Colossesi: “Nessuno dunque vi condanni in fatto di cibo o di bevanda, o per feste, noviluni e sabati… Se siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché come se viveste ancora nel mondo, lasciarvi imporre precetti quali: Non prendere, non gustare, non toccare? Sono tutte cose destinate a scomparire con l’uso, prescrizioni e insegnamenti umani, che hanno una parvenza di sapienza con la loro falsa religiosità e umiltà e mortificazione del corpo, ma in realtà non hanno alcun valore se non quello di soddisfare la carne” (Col 2,16.20-23).Paolo aveva compreso molto bene che queste pratiche dirigono l’uomo verso un’ impossibile perfezione spirituale, tanto lontana e irraggiungibile quanto grande è la propria ambizione. Per questo Gesù invita invece al dono di sé, che è immediato e concreto tanto quanto è grande la propria capacità di amare.La quaresima, pertanto, non è orientata al venerdì santo, ma alla Pasqua di risurrezione. Per questo non è tempo di mortificazioni, ma di vivificazioni. Si tratta di scoprire forme inedite, originali e creative di perdono, di generosità e di servizio, che innalzano la qualità del proprio amore per metterlo in sintonia con quello del Vivente, e così sperimentare la Pasqua come pienezza della vita del Cristo e propria.Per questo oggi c’è l’imposizione delle ceneri. Pratica che si rifà all’uso agricolo dei contadini che conservavano tutto l’inverno le ceneri del camino, per poi, verso la fine della brutta stagione, spargerle sul terreno, come fattore vitalizzante per dare nuova energia alla terra.Ed è questo il significato delle ceneri: l’accoglienza della buona notizia di Gesù (“Convertiti e credi al vangelo”), è l’elemento vitale che vivifica la nostra esistenza, fa scoprire forme nuove originali di amore, e fa fiorire tutte quelle capacità di dono che sono latenti e che attendevano solo il momento propizio per emergere. Creati a immagine di Dio (Gen 1,27), il Creatore ha posto in ogni uomo la sua stessa capacità d’amare.    La Quaresima è il tempo propizio perché questo amore fiorisca in forme nuove, originali, creative.
                                       Auguri!                Alberto Maggi



Di Enzo Bianchi - Bose
Nancy Borowick, A Life in Death (Una vita nella morte), 
progetto fotografico premiato al World Press Photo del 2016.
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Meglio entrare in una casa in lutto che in una casa in festa,
perché quella è la sorte del vivente,
e l'uomo assennato vi rifletterà.
Eccl. 7,2

DJ Fabo e il nostro Carnevale di sangue

di Giovanni

www.giovannimarcotullio.com/

I Domenica di Quaresima (Anno A)


Paolo Curtaz,"In deserto"

Antonio BortolosoInCammino
*Commento al Vangelo di domenica 5 Marzo 2017 - Paolo Curtaz* *In deserto* *Un po’ di deserto, finalmente.* Almeno ci proviamo. Per fare argine, per cercare di guardare in alto. Per fare in modo che la nostra anima ci raggiunga. Ci proviamo, perché nel deserto ci stiamo tutti i santi giorni della vita. E sappiamo bene cosa significa avere fame. Di soldi, di sicurezze, di luce, di pace, di amore. Una gran fame, ad essere onesti. E sappiamo anche cosa significa scegliere. E sbagliare. E farci trascinare dall’onda di quello che gli altri pensano e vogliono per noi. Nessuno osa più chiamar... altro »

don Marco Pedron, "Quanto profonde sono le tue radici"

Antonio BortolosoInCammino -
*Quanto profonde sono le tue radici* *don Marco Pedron* *I Domenica di Quaresima (Anno A) * Vangelo: Mt 4,1-11 Inizia la Quaresima, il tempo che ci conduce e che ci prepara alla grande festa dei cristiani: la Pasqua. Quaresima vuol dire quaranta giorni. A noi questo numero non dice assolutamente niente, ma per un ebreo aveva un senso profondo: Saulo regnò per 40 anni e così Salomone; il diluvio durò 40 giorni e gli ebrei stettero nel deserto 40 anni; Mosè rimase nel Sinai 40 giorni; Gesù fu condotto nel tempio dopo 40 giorni, predicò 40 mesi, resuscitò dal sepolcro dopo 40 ore. Allo... altro »

padre Raniero Cantalamessa"Cristo ha vinto Satana per liberarci"

Antonio BortolosoInCammino -
*Cristo ha vinto Satana per liberarci* *padre Raniero Cantalamessa* *I Domenica di Quaresima (Anno A) * Vangelo: Mt 4,1-11 Il demonio, il satanismo e altri fenomeni connessi sono oggi di grande attualità, e inquietano non poco la nostra società. Il nostro mondo tecnologico e industrializzato pullula di maghi, stregoni di città, occultismo, spiritismo, dicitori di oroscopi, venditori di fatture, di amuleti, nonché di sette sataniche vere e proprie. Scacciato dalla porta, il diavolo è rientrato dalla finestra. Cioè, scacciato dalla fede, è rientrato con la superstizione. L'episodio de... altro »

padre Gian Franco Scarpitta,"Le vittorie del Nuovo Adamo"

Antonio BortolosoInCammino -
*Le vittorie del Nuovo Adamo* *padre Gian Franco Scarpitta* *Vangelo: Mt 4,1-11 * La realtà del peccato originale è un dato di fatto che non solamente ci viene insegnato dalla teologia o dalla spiritualità, ma che appare evidente anche nella comune esperienza propriamente nostra. Come soggetti umani, noi viviamo immersi nel male, ne siamo invischiati, ne conosciamo la diffusione e il dilagare e ne siamo anche protagonisti, sia a livello individuale sia in ordine a una struttura sociale nella quale siamo immersi e che tutti rende responsabili. L'uomo è peccatore in quanto tale e ques... altro »

FIGLIE DELLA CHIESA, LectioDivina"Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto ed è tentato"

Antonio BortolosoInCammino -
*I Domenica di Quaresima* *(Anno A)* *Antifona d'ingresso* Egli mi invocherà e io lo esaudirò; gli darò salvezza e gloria, lo sazierò con una lunga vita. (Sal 91,15-16) Non si dice il Gloria. Colletta O Dio, nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita. PRIMA LETTURA (Gen 2,7-9; 3,1-7) La creazione dei progenitori e il loro peccato. Dal libro della Gènesi Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo... altro »

sabato 25 febbraio 2017

: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro».

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migrazioni

Tutto-mio o tutto-suo. L'incapacità di Cristo a spartirsi il cuore 

di        don Marco Pozza 

VIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (26/02/2017)
Vangelo: Mt 6,24-34 
Parlava così perché non voleva affatto che alcuno Gli andasse dietro con occhi chiusi, ma che ciascuno che tentasse di stargli alle calcagna prima facesse bene i conti coi costi dell'impresa, soprattutto se gli convenisse tentarla. Maneggiava parole feroci, con accenti ferrosi, prospettive rudi: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro». Anche con parole affettuose, di cura, d'intenzione: «Non preoccupatevi. Il Padre vostro sa che ne avete bisogno». Il Regno è materia per gente che sappia dove voler andare: o si sa perché si vive - come annotava il romanziere A. Checov - oppure la vita è uno scherzo idiota. Nessun idiotismo in ciò che Cristo ha in serbo per l'uomo: "Puoi essere di più di quanto tu possa immaginare. Puoi addirittura diventare figlio di Dio". A volerlo! Tutto potranno rinfacciare a Cristo, tutto un giorno gli rinfacceranno: la Croce sarà la summa di ciò che il mondo poteva rinfacciargli. Sarà il massimo della risposta che Dio poteva proporre come risposta agli insulti: "Fà nulla, tornerete a voltare lo sguardo verso di me". Dio ha coraggio: il suo amore chiede l'esclusiva, non si potrà firmare doppia-appartenenza. Vuole che io gli dica "Sei l'unico amore della mia vita". Poi, se lo seguo, capisco il perché: nel suo cuore, nemmeno io sarò mai relativo a nessun altro. Non mi spartirà con nessun altro. Una notizia-bomba: io, l'ultimo arrivato, sono stato scelto come suo collaboratore. Un socio.Prima di partire, dunque, sarà necessario decidersi da che parte stare: con Lui o contro, con l'altro. Quell'altro che, per scompigliare le carte, sembra avere sempre le carte migliori in tasca da giocarsi: "Diventerai come Dio, dammi retta. E' geloso della tua felicità: ti pare affidabile uno così?" Preoccupati, dunque: di allargare il granaio, di procurati amici a destra-e-manca, di tendere lo sguardo a chi, del tuo cuore, vorrebbe fare un capanna. Lucifero è un imprenditore: parla terra-terra, gratta la pancia colpendola, non dice nulla di diverso da ciò che tutti vanno dicendo: in fin dei conti, preoccuparsi di ciò che si mangerà domani pare essere una domanda che è patrimonio di ciascuno. Senza cibo, quella sera, Lui stesso si mise di traverso a moltiplicare pani e pesci perché la gente riuscisse a tenere sveglio il cuore sul Regno. Dov'è, dunque, l'attrattiva temeraria che fece di Cristo uno spericolato equilibrista quaggiù? Sempre al solito posto, cucita su quella che era la speranza più profonda del popolo d'Israele: stare crogiolati nel sorriso di Dio. Diventato carne-e-ossa in Gesù di Nazareth, quel sorriso diventa l'incrocio della scelta, quella da novanta. Quella che fa di un uomo un possibile re o un eventuale schiavo alla mercè del truffaldino. «Non preoccupatevi per la vostra vita (...) Non preoccupatevi dicendo. "Che cosa mangeremo" (...) Non preoccupatevi del domani». Qualcuno, giacché c'è sempre qualcuno a cui piace confondere l'amore con il farsi compagnia, non tarderà a dire che una pacchia così non s'era mai fatta vedere prima di Cristo: "Approfittatene, gente. Correte". Il fatto serio è che è proprio tutto il contrario: tu non ti preoccupare per te. Datti da fare per l'altro. Nel frattempo t'accorgerai che io, il tuo Dio, mi sto prendendo cura di te. Han ragione: è un modo di lavorare-la-terra che non s'era mai visto.Chi cerca alla fine troverà: «Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta». C'è già tutto ciò di cui il mondo necessita: non resta che andarlo a cercare, dargli aria, aprirgli la strada come brace sotto la cenere. Cercare è il contrario di riposare, a patto che il riposo non sia l'approdo dell'essere alla ricerca di Dio. La verità, nei Vangeli, è una presenza: impossibile trattenerla più dell'attimo nel quale si concede. Stare in sua compagnia è starle-in-perpetua-ricerca: il trucco è quello di concedersi cammin facendo all'uomo. Che ritrovi a poco a poco il meglio di sé: il resto «vi sarà dato in aggiunta». E' il guadagno inimmaginabile della speranza cristiana: non la convinzione che tutto andrà bene, ma la certezza che, comunque vada a finire, c'è un senso che abita in ogni cosa. Qualcuno non l'accetterà mai: nel gioco delle libertà ci sta anche questo. La dittatura è sempre stato il governo degli incapaci.
Fonte: www.sullastradadiemmaus.it



 

e da InCammino: don Marco Pozza



giovedì 23 febbraio 2017

Lectio Siracide 5,1-6,4


 La 1^ Lettura di oggi 

Sir 5,1-10


1 Non confidare nelle tue ricchezze e non dire: «Basto a me stesso». 2 Non seguire il tuo istinto e la tua forza, assecondando le passioni del tuo cuore. 3 Non dire: «Chi mi dominerà?», perché il Signore senza dubbio farà giustizia. 4 Non dire: «Ho peccato, e che cosa mi è successo?», perché il Signore è paziente. 5 Non essere troppo sicuro del perdono tanto da aggiungere peccato a peccato. 6 Non dire: «La sua compassione è grande; mi perdonerà i molti peccati», perché presso di lui c’è misericordia e ira, e il suo sdegno si riverserà sui peccatori. 7 Non aspettare a convertirti al Signore e non rimandare di giorno in giorno, perché improvvisa scoppierà l’ira del Signore e al tempo del castigo sarai annientato. 8 Non confidare in ricchezze ingiuste: non ti gioveranno nel giorno della sventura. 9 Non ventilare il grano a ogni vento e non camminare su qualsiasi sentiero: così fa il peccatore che è bugiardo. 10 Sii costante nelle tue convinzioni, e una sola sia la tua parola. 11 Sii pronto nell’ascoltare e lento nel dare una risposta. 12 Se conosci una cosa, rispondi al tuo prossimo; altrimenti metti la mano sulla tua bocca. 13 Nel parlare ci può essere gloria o disonore: la lingua dell’uomo è la sua rovina. 14 Non procurarti la fama di maldicente e non tendere insidie con la lingua, poiché la vergogna è per il ladro e una condanna severa per l’uomo bugiardo. 15 Non sbagliare, né molto né poco, 6,1  e da amico non diventare nemico. La cattiva fama attira a sé vergogna e disprezzo: così accade al peccatore che è bugiardo. 2 Non ti abbandonare alla tua passione, perché il tuo vigore non venga abbattuto come un toro; 3 divorerà le tue foglie e tu perderai i tuoi frutti, e ti ridurrà come un legno secco. 4 Una passione malvagia rovina chi la possiede e lo fa oggetto di scherno per i nemici. 

COMMENTO DI GIOVANNI 

I primi otto versetti di questo cap.5 sono un severo e prezioso attacco contro tutte le nostre presunzioni di solitudine! La condizione umana è segnata dalla povertà della nostra fragile solitudine, e il dono della fede è il chinarsi di Dio su questa nostra povertà, per salvarci!

Per questo, non c’è negazione più grave del dono della fede e della salvezza che appunto la presunzione di bastare a se stessi! La pretesa di essere i registi e i conduttori della nostra fragile vita! 

Quando confidiamo nelle nostre ricchezze (ver.1), e seguiamo il nostro istinto assecondando le nostre passioni (ver.2), e presuntuosamente pensiamo che nulla e nessuno ci dominerà (ver.3), allora ci esponiamo al giudizio e alla punizione divina: “il Signore senza dubbio farà giustizia”, e ci punirà! 

Pensare: “Ho peccato e che cosa mi è successo?” è dimenticare che “Dio è paziente”! (ver.4). 

I vers.4-6 denunciano la nostra banale “sicumera”, e i vers.7-8 ammoniscono, e chiedono una rapida conversione! 

Mi piace sottolineare che tutto questo, con tutta la sua severità, è pur sempre la severità di Chi ci ama! 

Siamo chiamati alla responsabilità della vita, che però, appunto, non è la responsabilità della nostra presunta capacità di  ben governarci, ma la responsabilità da parte nostra di custodire il dono di Dio! 

Discende da questo l’indicazione sostanziale di una vita umile, del tutto consapevole dei nostri limiti e cosciente della grande responsabilità delle nostre scelte, e di ogni nostra parola. 

Fino all’ammonizione conclusiva: “Non sbagliare, né molto né poco” (ver.15).

Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.

Giovanni Nicolini  - Famiglie della Visitazione 

martedì 21 febbraio 2017

Parola in diretta streaming, a cura di Parrocchia dell'Invisibile...Mt 6,24-34 L'affanno che accorcia la statura

Luca e l'Hang

www.terradelsanto.it


Mt 6,24-34 L'affanno che accorcia la statura

Ogni MARTEDÍ (da Ottobre a Maggio) alle ore 21.00: lettura e commento della Parola in diretta streaming, a cura di Parrocchia dell'Invisibile.

Puoi rivedere, scaricare le registrazioni, o rileggere i testi trascritti accedendo a "Media Gallery".

Grazie per la vostra affettuosa, appassionata, attenta partecipazione di questi ultimi cinque anni! Oramai siamo una bella rete invisibile di persone che si uniscono ogni martedì per masticare e trarre alimento dalla Parola del Vangelo che ci parla di vivere, condividere, dare frutto, essere nella gioia, coltivare la fiducia, accogliere il presente e lasciar fluire la Vita.Grazie degli stimoli che ci regaliamo ogni volta con gli interventi in chat, con la condivisione a gruppetti, e grazie anche a chi, silenziosamente, ascolta la Voce come Sara di nascosto dietro la tenda di Abramo... Ognuno di noi se cresce, fa crescere gli altri, e il mondo intero!Todah! Un abbraccio!      Luca
"Chi è capace di comprendere, Signore, tutta la ricchezza di una sola delle tue parole? È molto più ciò che ci sfugge di quanto riusciamo a comprendere. Siamo proprio come gli assetati che bevono ad una fonte. La tua Parola offre molti aspetti diversi, come numerose sono le prospettive di coloro che la studiano. Il Signore ha colorato la sua Parola di bellezze svariate, perché coloro che la scrutano possano contemplare ciò che preferiscono. Ha nascosto nella sua Parola tutti i tesori, perché ciascuno di noi trovi una ricchezza in ciò che contempla.

La sua Parola è un albero di vita che, da ogni parte, ti porge dei frutti benedetti. Essa è come quella roccia aperta nel deserto, che divenne per ogni uomo da ogni parte, una bevanda spirituale. Essi mangiarono, dice l’Apostolo, un cibo spirituale e bevvero una bevanda spirituale (cfr. 1 Cor 10,2). Colui al quale tocca una di queste ricchezze, non creda che vi sia altro nella Parola di Dio oltre ciò che egli ha trovato. Si renda conto piuttosto che egli non è stato capace di scoprirvi se non una sola cosa tra molte altre. Dopo essersi arricchito della Parola, non creda che questa venga da ciò impoverita. Incapace di esaurirne la ricchezza, renda grazie per la immensità di essa. Rallegrati perché sei stato saziato, ma non rattristarti per il fatto che la ricchezza della Parola ti supera. Colui che ha sete è lieto di bere, ma non si rattrista perché non riesce a prosciugare la fonte. È meglio che la fonte soddisfi la tua sete, piuttosto che la sete esaurisca la fonte. Se la tua sete è spenta senza che la fonte sia esaurita, potrai bervi di nuovo ogni volta che ne avrai bisogno. Se invece saziandoti seccassi la sorgente, la tua vittoria sarebbe la tua sciagura.

Ringrazia per quanto hai ricevuto e non mormorare per ciò che resta inutilizzato. Quello che hai preso o portato via è cosa tua, ma quello che resta è ancora tua eredità. Ciò che non hai potuto ricevere subito, a causa della tua debo-lezza, ricevilo in altri momenti con la tua perseveranza. Non avere l’impudenza di voler prendere in un solo colpo ciò che non può essere prelevato se non a più riprese, e non allontanarti da ciò che potresti ricevere solo un po’ alla volta”.

Sant’Efrem diacono, dai commenti sul Diatessaron, IV secolo

 "Mandàla" di Luca, Antonio "Superpippo" e Cristiano
                                                   
                                              ###  l'Hang   ### 

Hang Massive - Once Again - 2011 ( hang drum duo ) ( HD )

Spacedrum by Yuki Koshimoto

                                              l'Hang drum
Daniel Waples - hang drum solo - HD'