Si può dare la notizia del cristianesimo – perché il cristianesimo è, oggettivamente, una notizia; per chi ci crede una buona notizia – in tanti modi diversi. Che rispecchino tante sensibilità diverse. Ciò che non si può, io penso, è ritenere la propria sensibilità, il proprio modo gli unici validi, perché la notizia di Cristo è troppo grande per essere tradotta tutta da un solo uomo.
Io domenica ho sentito dare questa notizia nel modo che preferisco, e che sento più vicino a me, in un modo forte, che mi ha infiammato il cuore. Ero, per lavoro – che ci volete fare, sono fortunata – al Divino Amore all’incontro vocazionale del cammino neocatecumenale. Dal palco vedevo decine di migliaia di persone, silenziose, in attesa come me.
Dio ci vuole fare un regalo, ha detto Kiko. Il kerigma, l’annuncio, rende l’uomo una cosa nuova. Aumenta la nostra fede, ha proclamato prima di aprire la Bibbia, mentre continuavano ad arrivargli telefonate dal Giappone e dalla Corea e dall’America.
Poi ha preso la seconda lettera ai Corinzi, e ha cominciato ad annunciare nella sua strana lingua, fatta di itagnolo, latino e greco: fratelli, amor Christi urget nos… Pertanto questi uomini sono morti… Non vivono per sé ma per colui che è morto per tutti. In Cristo è una nuova creazione.
Questo è il cuore dell’annuncio cristiano, la radicale differenza, la novità inconciliabile: si può scegliere di fare della propria vita quello che si vuole, oppure si può obbedire a Dio. La conversione consiste nel fare spazio, perché Cristo, oggi, adesso, sta desiderando di abitare in noi. È oggi il momento favorevole!
Ma Dio, di quale sostanza è fatto? Cristo crocifisso è impronta della sostanza di Dio. Questo Dio crocifisso vorrebbe essere perfettamente in te, e se questo non si realizza è come frustrato. Lui vuole assolutamente essere uno in te. Vuole vuole vuole. Tu puoi fare quello che vuoi di te stesso – pensare ai soldi, desiderare la moglie d’altri – ma Cristo è venuto per essere perfettamente in noi. Non rendere vana la croce di Cristo! Eppure se vuoi lo puoi fare, perché Dio rispetta l’uomo al colmo nella sua libertà. Tu puoi obbedire a lui oppure seguire quello che ti piace. Se non vivi per te stesso diventi tempio della Santa Trinità, cominci a vivere per Cristo, con Cristo e in Cristo, e siamo chiamati a salire sulla croce in Cristo.
Perché è orribile vivere per sé? Perché Cristo è la verità dell’uomo, e con lui possiamo fare tutto, senza, nulla. Gli uomini sono condannati dal peccato originale a non saper amare, invece con Cristo sappiamo amare. Tutto posso in colui che mi dà la forza. Anche farmi crocifiggere dai difetti di mia moglie, di mio marito: il premio è che la morte sarà sconfitta, questa morte che ogni giorno il corpo ci ricorda di più come imminente.
Ecco, questo annuncio della radicale diversità del cristianesimo, un annuncio più teso a dire quanto vivere secondo Cristo è lontano dal vivere secondo l’uomo (vecchio) non è forse il modo migliore per dialogare con i lontani. Capisco che non è la via oggi privilegiata per annunciare il Vangelo, perché in un mondo ormai totalmente estraneo al cristianesimo bisogna prima dire come è importante fare la differenziata e custodire la casa comune, perché questa è una cosa di cui tutti capiscono la ragionevolezza, mentre se parli della croce la gente ti guarda come a un marziano. Capisco che è un annuncio che dà scandalo, ma solo questo, personalmente, mi conquista, mi rapisce. Solo per questo – Cristo che abita tutto intero in me, la Trinità che prende dimora – mi sembra che possa valere la pena di non ascoltare me stessa, perché a volte non fidarmi di me mi pare inammissibile. Ci sono persone che, le conosco, lo so, su questa obbedienza a Cristo si giocano tutto, rischiando di brutto, mettendo – questa immagine la uso spesso, mi ripeto, lo so – nelle offerte del tempio fino all’ultimo spiccio, sacrificando tutto quello da cui sembra dipendere la loro felicità. È un’altra vita però quella che ti si apre davanti.  Per meno di tutto non vale la pena. Per meno di Cristo non si riesce a farlo.
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