Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

giovedì 1 agosto 2013

Sant' Alfonso Maria de' Liguori Vescovo e dottore della Chiesa “Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi ...

 Sant'Alfonso Maria de’ Liguori

Alfonso (Napoli 1696 – Nocera de’ Pagani, Salerno, 1 agosto 1787), già avvocato del foro di Napoli, lasciò la toga per la vita ecclesiastica. Vescovo di Sant’Agata dei Goti (1762-1775) e fondatore dei Redentoristi (1732), attese con grande zelo alle missioni al popolo, si dedicò ai poveri e ai malati, fu maestro di scienze morali, che ispirò a criteri di prudenza pastorale, fondata sulla sincera ricerca oggettiva della verità, ma anche sensibile ai bisogni e alle situazioni delle coscienze. Compose scritti ascetici di vasta risonanza. Apostolo del culto all’Eucaristia e alla Vergine, guidò i fedeli alla meditazione dei novissimi, alla preghiera e alla vita sacramentale.

Raccoglie ogni genere di pesce


La Liturgia di oggi Giovedi 1 Agosto 2013
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    Sant'Alfonso Maria de’ Liguori
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Grado della Celebrazione: Memoria

Colore liturgico: Bianco
Antifona d'ingresso
I saggi rifulgeranno come lo splendore del firmamento;
coloro che insegneranno a molti la giustizia
brilleranno come stelle per sempre. (Dn 12,3)
Colletta
O Dio, che proponi alla tua Chiesa
modelli sempre nuovi di vita cristiana,
fa’ che imitiamo l’ardore apostolico
del santo vescovo Alfonso Maria de’ Liguori
nel servizio dei fratelli,
per ricevere con lui
il premio riservato ai tuoi servi fedeli.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
PRIMA LETTURA (Es 40,16-21.34-38)

La nube coprì la tenda del convegno e la gloria del Signore riempì la Dimora.
Dal libro dell’Èsodo


In quei giorni, Mosè eseguì ogni cosa come il Signore gli aveva ordinato: così fece.
Nel secondo anno, nel primo giorno del primo mese fu eretta la Dimora. Mosè eresse la Dimora: pose le sue basi, dispose le assi, vi fissò le traverse e rizzò le colonne; poi stese la tenda sopra la Dimora e dispose al di sopra la copertura della tenda, come il Signore gli aveva ordinato.
Prese la Testimonianza, la pose dentro l’arca, mise le stanghe all’arca e pose il propiziatorio sull’arca; poi introdusse l’arca nella Dimora, collocò il velo che doveva far da cortina e lo tese davanti all’arca della Testimonianza, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
Allora la nube coprì la tenda del convegno e la gloria del Signore riempì la Dimora. Mosè non poté entrare nella tenda del convegno, perché la nube sostava su di essa e la gloria del Signore riempiva la Dimora.
Per tutto il tempo del loro viaggio, quando la nube s’innalzava e lasciava la Dimora, gli Israeliti levavano le tende. Se la nube non si innalzava, essi non partivano, finché non si fosse innalzata. Perché la nube del Signore, durante il giorno, rimaneva sulla Dimora e, durante la notte, vi era in essa un fuoco, visibile a tutta la casa d’Israele, per tutto il tempo del loro viaggio.



Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE (Sal 83)

Rit: Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti!
L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.


Anche il passero trova una casa
e la rondine il nido
dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari,
Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio.



Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio,
cresce lungo il cammino il suo vigore.



Sì, è meglio un giorno nei tuoi atri
che mille nella mia casa;
stare sulla soglia della casa del mio Dio
è meglio che abitare nelle tende dei malvagi.
Canto al Vangelo (At 16,14)
Alleluia, alleluia.
Apri, Signore, il nostro cuore
e comprenderemo le parole del Figlio tuo.
Alleluia.

Vangelo
Matteo 13,47-53
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». Terminate queste parabole, Gesù partì di là.
Lettura 
La prima lettura ci presenta l’immagine della “Dimora” che Mosè, su indicazione di Dio, prepara per accogliere la Sua presenza mediante la nube. Dio si manifesta e si rivela lì dove il cuore dell’uomo – “la Dimora”, appunto – è stato preparato con cura, secondo quanto Dio ha indicato. La Dimora è il luogo dove Egli si rivela all’uomo e, “per tutto il tempo del viaggio”, accompagna e indica all’uomo la direzione della vita, “perché se la nube del Signore non si innalzava essi non si mettevano in cammino”.
Meditazione
Il Vangelo di Matteo, per quanto sembri presentare la logica di un “Dio selettivo”, che fa selezione tra buoni e cattivi, ci consegna una prospettiva tutt’altro che chiusa e ristretta. Con l’immagine del Regno di Dio simile ad una rete che raccoglie ogni genere di pesce, il Vangelo ci immette nella logica della infinita misericordia di Dio, che non fa selezione di volti, di storie e di vite, siano “esse buone o cattive”. Il Regno di Dio raccoglie tutti ed è per tutti. Questa consapevolezza dovrebbe stupirci quotidianamente generando in noi almeno tre atteggiamenti per una vita piena, secondo lo spirito del Vangelo e, conseguentemente, per una vita autentica nella quotidianità di tutti i giorni. Tre sono gli atteggiamenti che “la raccolta di ogni genere” dovrebbe generare in noi; il primo è un sentimento di infinita gratitudine verso Dio, perché, nonostante tutto, nonostante i miei limiti, Lui “mi accoglie”; il secondo, è un sentimento di conversione, poiché, se Dio mi ha raccolto, non posso continuare ad essere quello di sempre, ma devo provare a rinnovarmi in Lui; il terzo atteggiamento è un sentimento di apertura e di accoglienza verso gli altri. Infatti, se Dio mi accoglie con tutte le mie fragilità, allora anche io non dovrò fare selezioni, ma sarò invitato ad accogliere tutti senza pregiudizi. In questo tempo particolare, come cristiani siamo invitati a riscoprire nella nostra vita la logica di questo “Dio accogliente” per riconvertire ogni nostro atteggiamento in tutti gli ambiti della vita: in famiglia, sul lavoro, nelle singole comunità parrocchiali, nelle comunità religiose e nei presbiteri. Riscopriamo questa logica e il profumo del Vangelo vivrà nella nostra vita.
Preghiera:
Signore, Dio accogliente, trasforma i nostri cuori e le nostre vite in “Dimore” che sappiano fare spazio al tuo amore. Un amore trasformante, misericordioso, capace di infondere nelle nostre esistenze la linfa di quella Vita Nuova che ha il profumo del Vangelo. Lascia, o Signore, che, accolto da te, sappia accogliere tutti “i lontani da me”.
Agire:
Come Mosè, vorrei essere capace di preparare il mio cuore, facendolo diventare dimora accogliente per Dio, specialmente nel ricevere la santa comunione e pregando per tutte quelle persone che difficilmente riesco ad “accogliere nella mia vita”.

Meditazione del giorno a cura di S.E.R. Mons. Domenico Cornacchia, Vescovo di Lucera-Troia, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART.

Non anni, ma anime

Una notte dell’anno del Signore 1216, Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una vivissima luce e Francesco vide sopra l’altare il Cristo rivestito di luce e alla sua destra la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli. Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore! Gli chiesero allora che cosa desiderasse per la salvezza delle anime.
La risposta di Francesco fu immediata: “Santissimo Padre, benché io sia misero e peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe”. “Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande – gli disse il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza”.
E Francesco si presentò subito al Pontefice Onorio III che in quei giorni si trovava a Perugia e con candore gli raccontò la visione avuta. Il Papa lo ascoltò con attenzione e dopo qualche difficoltà dette la sua approvazione. Poi disse: “Per quanti anni vuoi questa indulgenza?”. Francesco scattando rispose: “Padre Santo, non domando anni, ma anime”. E felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo chiamò: “Come, non vuoi nessun documento?”. E Francesco: “Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l’opera sua; io non ho bisogno di alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni”.
E qualche giorno più tardi insieme ai Vesovi dell’Umbria, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: “Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!”.
(Da “Il Diploma di Teobaldo”, FF 3391-3397).

Perdono di Assisi

Dal mezzogiorno del primo agosto alla mezzanotte del giorno seguente (2 agosto), oppure, col permesso dell’Ordinario (Vescovo), nella domenica precedente o seguente (a decorrere dal mezzogiorno del sabato fino alla mezzanotte della domenica) si può lucrare una volta sola l’indulgenza plenaria.
Tale indulgenza è lucrabile, per sè o per le anime del Purgatorio, da tutti i fedeli quotidianamente, per una sola volta al giorno, per tutto l’anno in quel santo luogo (Basilica di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola) e, per una volta sola, da mezzogiorno del 1° Agosto alla mezzanotte del giorno seguente, oppure, con il consenso dell’Ordinario del luogo, nella domenica precedente o successiva (a decorrere dal mezzogiono del sabato sino alla mezzanotte della domenica), visitando una qualsiasi altra chiesa francescana o basilica minore o chiesa cattedrale o parrocchiale. 
 
CONDIZIONI RICHIESTE:
1 – Visita, entro il tempo prescritto, a una chiesa Cattedrale o Parrocchiale o ad altra che ne abbia l’indulto e recita del “Padre Nostro” (per riaffermare la propria dignità di figli di Dio, ricevuta nel Battesimo) e del “Credo” (con cui si rinnova la propria professione di fede).
2 – Confessione Sacramentale per essere in Grazia di Dio (negli otto giorni precedenti o seguenti).
3 – Partecipazione alla Santa Messa e Comunione Eucaristica.
4 – Una preghiera secondo le intenzioni del Papa (almeno un “Padre Nostro” e un’”Ave Maria” o altre preghiere a scelta), per riaffermare la propria appartenenza alla Chiesa, il cui fondamento e centro visibile di unità è il Romano Pontefice.
5 – Disposizione d’animo che escluda ogni affetto al peccato, anche veniale.
Le condizioni di cui ai nn. 2, 3 e 4 possono essere adempiute anche nei giorni precedenti o seguenti quello in cui si visita la chiesa; tuttavia è conveniente che la Santa Comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Papa siano fatte nello stesso giorno in cui si compie la visita.



Noi uomini viviamo alienati, nelle acque salate della sofferenza e della morte; 
in un mare di oscurità senza luce. 
La rete del Vangelo ci tira fuori dalle acque della morte 
e ci porta nello splendore della luce di Dio, nella vera vita.
Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, 
sorpresi dal Vangelo, da Cristo.
Non vi è niente di più bello che conoscere Lui 
e comunicare agli altri l’amicizia con lui




Benedetto XVI, Omelia di inizio Pontificato.







Mt 13,47-53



In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete capito tutte queste cose?”. Gli risposero: “Sì”.
Ed egli disse loro: “Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”.
Terminate queste parabole, Gesù partì di là.




IL COMMENTO


Pazienza e misericordia, timore e pietà scandiscono il tempo del nostro pellegrinaggio. Siamo pellegrini in terra straniera, le cose a cui incolliamo i nostri cuori e i nostri sensi non ci soddisfano. Siamo nel mondo, ma non siamo del mondo.Viviamo nella carne, ma non viviamo per la carne. E' il mistero della nostra vita. Come pesci tratti dal mare cerchiamo un'acqua che, in apparenza, assomiglia alla vita vera per la quale siamo stati creati. Ma non è così. Siamo una specie unica e del tutto particolare. Siamo nati e salvati per un'altra Patria, per il Cielo. Gli inganni, le menzogne, le tentazioni ci sospingono con irruenza verso l'abisso da cui siamo stati tratti. Mentre nel nostro intimo lo Spirito Santo ci sussurra "Vieni al Padre". Benedetto XVI, inaugurando il suo pontificato, ricordava un'immagine cara ai Padri: "Per il pesce, creato per l’acqua, è mortale essere tirato fuori dal mare. Esso viene sottratto al suo elemento vitale per servire di nutrimento all’uomo. Ma nella missione del pescatore di uomini avviene il contrario. Noi uomini viviamo alienati, nelle acque salate della sofferenza e della morte; in un mare di oscurità senza luce. La rete del Vangelo ci tira fuori dalle acque della morte e ci porta nello splendore della luce di Dio, nella vera vita. E’ proprio così – nella missione di pescatore di uomini, al seguito di Cristo, occorre portare gli uomini fuori dal mare salato di tutte le alienazioni verso la terra della vita, verso la luce di Dio. E’ proprio così: noi esistiamo per mostrare Dio agli uomini. E solo laddove si vede Dio, comincia veramente la vita. Solo quando incontriamo in Cristo il Dio vivente, noi conosciamo che cosa è la vita. Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione. Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario. Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con lui" (Benedetto XVI, Omelia di inizio Pontificato).


Per questo ogni istante che ci è dato è l'attesa d'un compimento. La chiave della nostra vita è tutta qui: un'attesa che geme come nei travagli del parto. Siamo stati pescati dalla rete di Cristo. La sua Croce ci ha salvati dall'abisso della morte. Ma non è finita. Siamo pesci buoni, come il grano buono, e bello. Pesci puri, "commestibili" secondo la Legge, lavati, salvati, santificati dal sangue di Cristo. Ma conviviamo con quelli cattivi, impuri secondo la traduzione dell'originale, segni di morte che nessun ebreo poteva mangiare. Sono accanto a noi. Pesci cattivi che rendono impuri, che tagliano fuori dal popolo della promessa, che sottraggono l'eredità promessa. I pensieri, i desideri, gli sguardi, le concupiscenze. La carne senza lo Spirito. Accanto a noi, dentro di noi. E' il combattimento d'ogni giorno, nel quale però, come scriveva Péguy, “il Padre ha messo nelle nostre mani, nelle nostre deboli mani, la sua
speranza eterna”. La speranza donata a Pietro dalle mani di Cristo che lo tiravano fuori dall'abisso nel quale era caduto per la sua incredulità. Anche Pietro, come ciascuno di noi, prima d'essere pescatore, ha sperimentato cosa significhi essere pescato dal fondo della debolezza, della carne e dell'incredulità.


Anche oggi vi saranno angeli inviati dal Padre a separare il buono dal cattivo, il puro dall'impuro. Anche oggi messaggeri della Buona Notizia ci incontreranno per salvarci. Che il Signore ci conceda di non indurire il nostro cuore, di lasciarci amare e riconciliare, di essere strappati alle menzogne e ai veleni del nemico. Che oggi, anticipo della fine dei tempi, il Signore ci faccia ancora suoi, che getti nella fornace tutto quello che in noi ci separa da Lui, tutto quello che ci impedisce di amarlo e lodarlo, le nostre impurità. E ci doni la misericordia e la pazienza di fronte alla storia, nella quale è Lui che agisce. La pazienza della speranza, la perseveranza dell'amore: "Quando Cristo ha guardato la Maddalena con uno sguardo furtivo per la strada, era una cosa semplice: era un richiamarla con una semplicità ad una semplicità in cui la purità dominava, ridominava; contraria alla sua storia, ma non contraria alla sua possibilità presente" (Mons. Luigi Giussani). La pazienza di sapersi ogni giorno bisognosi di essere ri-pescati, ogni giorno strappati alla carne e alla memoria di una storia impura per sperimentare la nuova, pura e feconda possibilità presente. 


Appoggiati alla sua fedeltà, che è il sigillo profetico che ci svela l'autenticità e la credibilità dell'eterna. Capire tutte queste cose è vivere la promessa - le cose antiche - illuminata dall'amore di Cristo - la cosa nuova - che non delude. In pace, pieni di una gioiosa speranza, entriamo anche oggi in questo nuovo giorno dove ci attende il nostro destino, il nostro dolcissimo Signore. "Per incontrare la speranza, bisogna essere andati al di là
della disperazione. Quando si arriva fino al colmo della notte, si incontra un’altra aurora […] Non sperano se non coloro che hanno avuto il coraggio di disperare delle illusioni e delle menzogne nelle quali trovavano una sicurezza che essi prendevano falsamente per speranza” (George Bernanos). E Lui è alle porte, e bussa anche ora. E' questa la novità più bella. La nostra felicità. 








Santa Caterina da Siena (1347-1380), terziaria domenicana, dottore della Chiesa, compatrona d'Europa 
Dialogo della Divina Provvidenza, cap.39 

« Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita » (Gv 3,36)


[Santa Caterina sentì Dio dirle :] Sappi che ne l'ultimo di del giudicio, quando verrà il Verbo mio Figliuolo con la divina mia Maiestà a riprendere il mondo con la potenzia divina, egli non verrà come povarello, si come quando egli nacque venendo nel ventre della Vergine e nascendo nella stalla fra gli animali, e poi morendo in mezzo fra due ladroni. Alora lo nascosi la potenzia mia in lui, lassandolo sostenere pene e tormenti come uomo: non che la natura mia divina fusse però separata da la natura umana; ma lassa' lo patire come uomo per satisfare a le colpe vostre. Non verrà cosí ora in questo ultimo punto; ma verrà con potenzia a riprendere egli con la propria persona...

A' giusti darà timore di reverenzia con grande giocondità. Non che egli si muti la faccia sua, però che egli è immutabile, perché è una cosa con meco, secondo la natura divina. E secondo la natura umana, la faccia sua anco è immutabile, poi che prese la gloria della resurrexione. Ma a l'occhio del dannato se gli mostrarrà cotale, però che, con quello occhio terribile e obscuro che egli ha in se medesimo, con quello el vedrà. 

Si come l'occhio infermo che del sole, che è cosí lucido, non vede altro che tenebre; e l'occhio sano vede la luce. E questo non è per difecto della luce che si muti piú al cieco che a l'alluminato, ma è per difecto de l'occhio che è infermo. Cosí e' dannati el veggono in tenebre, in confusione e in odio, non per difecto della divina mia Maiestà con la quale egli verrà a giudicare il mondo, ma per difecto loro.

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