Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

mercoledì 1 maggio 2013

Giovanni Paolo II patrono dei comunicatori digitali & Le dure parole del perdono …


Il Santo Patrono degli internauti?

Ioannes Paulus PP. II
Karol Wojtyla
16.X.1978 - 2.IV.2005


Giovanni Paolo II patrono dei comunicatori digitali, magari in coincidenza con la sua canonizzazione che potrebbe avvenire a ottobre, come san Francesco di Sales lo è dei giornalisti: è la speranza e la richiesta del Sindacato cronisti romani espressa e trasmessa alla Santa Sede il 30 giugno 2011 tramite il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali. 

La proposta era stata approvata e incoraggiata al presidente del Sindacato Romano Bartoloni anche da Benedetto XVI durante un'udienza generale di alcuni giorni prima. E recentemente è stata ricordata nel corso di uno scambio di lettere dei cronisti con mons. Giovanni Angelo Becciu, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato vaticana, in occasione dell'elezione di papa Francesco. 
Al beato Giovanni Paolo II si riconosce, tra tutte le altre cose, “particolare sensibilità di apostolato con gli strumenti della moderna comunicazione e coraggiosa e saggia apertura alle tecnologie del digitale». 

“Il messaggio evangelico del Papa polacco”, ha scritto in una nota Bartoloni, “non avrebbe raggiunto le più alte vette dell'universalità senza un rapporto franco e sapiente, soprattutto senza frapporre veli, con la macchina mediatica. I viaggi nel villaggio globale – ha aggiunto il presidente del Sindacato cronisti - la televisione e le tecnologie elettroniche sono state il suo pulpito e il mondo, superando le divisioni delle etnie e delle religioni, lo ha riconosciuto come un grande e lungimirante profeta perché ha parlato in presa diretta al cuore di ogni uomo”. 

*

Domani, 1° maggio, sarà il secondo anniversario della beatificazione di Papa Giovanni Paolo II e il ricordo arriva proprio nei giorni in cui, da più parti, crescono i rumori di una probabile canonizzazione entro il 2013, forse ad ottobre. Al riguardo non è stata data nessuna notizia ufficiale e il desiderio di tale canonizzazione è legato alla notizia diffusa il 23 aprile da "Vatican Insider":

 "Nei giorni scorsi - scrive Andrea Tornielli - la consulta medica della Congregazione delle cause dei santi ha infatti riconosciuto come inspiegabile una guarigione di una donna attribuita al beato Giovanni Paolo II. Un presunto «miracolo» che se sarà approvato, com'è molto probabile, anche dai teologi e dai cardinali, porterà il Pontefice polacco scomparso nel 2005 a ottenere l'aureola di santo in tempi record, ad appena otto anni dalla morte. Tutto è avvenuto in gran segreto, nella massima riservatezza. In gennaio il postulatore della causa, monsignor Slawomir Oder, ha presentato per un parere preliminare una presunta guarigione miracolosa alla Congregazione vaticana per i santi. Com'è noto, dopo l'approvazione di un miracolo per la proclamazione a beato, le procedure canoniche prevedono il riconoscimento di un secondo miracolo, che deve essere avvenuto dopo la cerimonia di beatificazione. (...) È ancora prematuro parlare di date per la canonizzazione, ma la rapidità con cui sta avvenendo il processo sul miracolo lascia ancora aperta la possibilità di celebrarla domenica 20 ottobre, a ridosso della festa liturgica stabilita per il beato Wojtyla, fissata il 22 ottobre".Il 1° maggio 2011, Benedetto XVI così ricordò il nuovo beato: "Cari fratelli e sorelle, oggi risplende ai nostri occhi, nella piena luce spirituale del Cristo risorto, la figura amata e venerata di Giovanni Paolo II. Oggi il suo nome si aggiunge alla schiera di Santi e Beati che egli ha proclamato durante i quasi 27 anni di pontificato, ricordando con forza la vocazione universale alla misura alta della vita cristiana, alla santità, come afferma la Costituzione conciliare Lumen gentium sulla Chiesa. Tutti i membri del Popolo di Dio – Vescovi, sacerdoti, diaconi, fedeli laici, religiosi, religiose – siamo in cammino verso la patria celeste, dove ci ha preceduto la Vergine Maria, associata in modo singolare e perfetto al mistero di Cristo e della Chiesa".

 Il Sismografo    (Omelia)




di Mario Barbieri
Sorprende che anche in questi giorni i media, come sempre fanno ultimamente in simili occasioni, chiedano a chi è vittima diretta o indiretta, di gratuita, a volte consapevole a volte quasi inconsapevole violenza, parole di perdono.
Per esser più precisi chiedono a figli, figlie, madri, padri, spose, sposi; “perdoneresti tu Tizio o Caio dopo ciò che ha fatto?”
Così anche oggi (qualche giorno fa – rispetto data di eventuale pubblicazione ndr), ultima della serie, la figlia del carabiniere ferito a Roma davanti Palazzo Chigi, da quel “povero disgraziato”…
Sorprende questa domanda, da giornalisti che, in generale, non spendono facilmente parole di perdono, ma fomentano spesso la mentalità del sospetto e della condanna, senza processo e senza difesa. Che, come si suol dire “sbattono il mostro in prima pagina”, il più presto possibile e senza andare tanto per il sottile. Che ipocrisia!Non è il processo ad una categoria, ma ad un certo tipo di giornalismo e la constatazione di un atteggiamento che si ripete, svuotando di ogni contenuto la domanda stessa…
Che cosa cercano allora con una domanda così impegnativa e che meriterebbe ben altri momenti e luoghi per essere spesa?
Cercano un po’ di bontà, un po’ di pietà? O cercano dei Santi?Che sperano di suscitare? Ammirazione per chi se ne dichiarasse capace, solidarietà con chi vorrà negare questo perdono…? Che vanno cercando?
Non riempitevi la bocca ipocriti di questa frase il cui senso profondo vi è sconosciuto, che andate cercando? Il Buono, il Mite? Per farne che? Perché chi ha ucciso, ferito, stuprato, appaia ancora più malvagio e l’innocente ancora più innocente?
Non sapete che il Perdono è un atto Divino? Che per quanto la Scrittura ci inviti e ci ricordi la sua ineluttabile necessità, noi non ne saremo mai umanamente capaci, mai sino in fondo. Anche i discepoli con quella domanda a Cristo “quante volte Signore…”, in fondo chiedevano, dov’è il limite, dove dobbiamo giungere per aver assolto la “legge” e finalmente tornare se non alla vendetta, alla giusta legge del taglione?Già fatichiamo a perdonare la comune offesa, lo sgarbo, l’esser trattati come noi riteniamo non dovremmo essere, la fiducia che consideriamo tradita, l’amore non ricambiato. E, se e quando lo facciamo, come atto di nostra superiore magnanimità, lo facciamo tenendo il conto sulle dita di una mano, quante volte… perché tre già sono troppe a perdonare la stessa colpa e la stessa persona.Come possiamo perdonare chi ferisce, uccide, causa indicibili sofferenze a noi stessi o a chi amiamo? Non venite a chiederci il perdono… perché umanamente non c’è né ragione, né c’è possibilità di perdono, perché questo tipo di perdono è già “amore al nemico”…
Ordinariamente per noi si compie la parabola che ci vede condonato un debito che una vita intera non avrebbe potuto ripagare, per poi incontrando chi ci deve “pochi spiccioli”, senza alcuna misericordia afferrarlo alla gola e gridare: “paga quel che devi!”. Come potremo noi, trovandoci crocifissi nel dolore che ci è stato ingiustamente inflitto, pronunciare simili parole: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”.Chi può pronunciare queste parole, se non chi ha Dio per Padre, se non chi ha lo Spirito del Figlio e dallo Spirito Santo è animato?
Il Perdono viene da Dio. È l’essenza più concreta e tangibile della sua stessa Natura, dell’essere Amore, a Lui va chiesto ed implorato, che già comprenderne la necessità, già il chiederlo in dono, risulta ostico… mentre il farlo, è già aprirsi alla Grazia.La Grazia e il senso di un dono a noi concesso, quello di perdonare, perché l’anima nostra sia salvata dal rischio di venir schiacciata dal rancore, dall’odio, dal non-perdono e non siamo a tempo opportuno ripagati con ugual moneta. Per-dono lo riceviamo e per-dono lo comunichiamo.
Passare all’altro, aprire le tua braccia come Cristo a fatto, a chi ti uccide, a chi forse neppure sarà pentito del male commesso, a chi nulla potrà rendere per ciò che ti ha rapinato.Non chiedeteci il perdono come se dovessimo solo estrarlo da un taschino, come se fosse, perché non è umano! Chiediamolo a Dio, perché è cosa Sua ed è per noi un dono, sia che ne beneficiamo, sia che tramite noi, altri ne beneficeranno.
Anche il disegno è di Mario Barbieri


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