Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

giovedì 14 marzo 2013

FRANCISCO I° "un servidor" Contro ogni previsione, oltre ogni previsione


Chi è Papa Francesco I "Strappate i cuori, guarite il mondo"




                                            Chi è Papa Francesco I


Papa Francesco: Messaggio per la Quaresima

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Papa Francesco
"Strappate i cuori, guarite il mondo"

La Chiesa in festa per Papa Francesco





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Sequela e adesione incondizionata
di Luigi Negri*



Non conosco personalmente il nuovo Papa, non l’ho mai incontrato, ho letto solo alcune interviste che ha rilasciato negli ultimi anni al mensile 30 Giorni.

La sua presenza oggi è stata certamente un fatto di grande impatto anche emotivo, e la semplicità con cui si è posto è certamente un fatto significativo per il popolo cristiano.

Ma la mia riflessione vorrebbe andare più al fondo. E individuare nella scelta che il Conclave ha fatto un gesto che ha la stessa natura, la stessa struttura dello spirito di Cristo, che guida la Chiesa in tempi, in modi, e con persone che sono diverse da quello che ciascuno di noi è o vorrebbe essere.

Per questo l’atteggiamento che io vivo - e invito tutti a farlo - è quello di una profonda obbedienza alla volontà di Cristo, che ci si manifesta nella presenza di questo nuovo papa.

Seguirlo, aderire incondizionatamente alla sua presenza e al suo magistero, fare della nostra vita personale, parte viva della sequela a Cristo, renderà il nostro cammino certamente fecondo, come fecondo mi auguro che sia il suo ministero petrino.

* Arcivescovo di Ferrara-Comacchio




* * *

La Chiesa è in festa perché ha il suo Papa. Papa Francesco è il successore di Benedetto XVI, il Papa emerito dal cui ricchissimo Magistero il nuovo Pontefice potrà partire. La stampa laica scaverà ora nella biografia del nuovo Papa. E dovremo stare attenti alle vecchie letture che cercheranno prima di fare ricorso alle categorie obsolete di progressisti e conservatori, poi di etichettare il nuovo Pontefice come progressista. Sarà allora utile leggere – la pubblichiamo nella prima traduzione italiana integrale – la lettera che l’allora cardinale Bergoglio scrisse il 22 giugno 2010 poco prima della decisione del Senato argentino di approvare il matrimonio e le adozioni omosessuali alle suore dei quattro monasteri carmelitani di Buenos Aires. La lettera fu citata e lodata dall’«Osservatore Romano» ed è molta nota in Argentina. 

«Il popolo argentino – scriveva il futuro Papa – dovrà affrontare nelle prossime settimane una situazione il cui esito può seriamente ferire la famiglia. Si tratta del disegno di legge che permetterà il matrimonio a persone dello stesso sesso. È in gioco l’identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. È in gioco la vita di molti bambini che saranno discriminati in anticipo e privati della loro maturazione umana che Dio ha voluto avvenga con un padre e con una madre. È in gioco il rifiuto totale della legge di Dio, incisa anche nei nostri cuori». Poi le parole fortissime: «Ricordo una frase di Santa Teresina [di Lisieux, 1873-1897] quando parla della sua malattia infantile. Dice che l’invidia del Demonio voleva vendicarsi della sua famiglia per l’entrata nel Carmelo della sua sorella maggiore. Qui pure c’è l’invidia del Demonio, attraverso la quale il peccato entrò nel mondo: un’invidia che cerca astutamente di distruggere l’immagine di Dio, cioè l’uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra. Non siamo ingenui: questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo distruttivo del disegno di Dio. Non è solo un disegno di legge (questo è solo lo strumento) ma è una “mossa” del padre della menzogna che cerca di confondere e d’ingannare i figli di Dio». 

Quello che è oggi Papa Francesco chiedeva l’aiuto dello Spirito Santo per portare «la luce della verità in mezzo alle tenebre dell’errore», «per difenderci dall’incantamento di tanti sofismi con i quali si cerca a tutti i costi di giustificare questo disegno di legge, e che confondono e ingannano perfino persone di buona volontà».
Mentre l’Argentina stava per legalizzare il matrimonio e le adozioni omosessuali il cardinale si rivolgeva alle carmelitane per chiedere loro «preghiere e sacrificio, le due armi invincibili di santa Teresina » perché i politici potessero votare «secondo la legge naturale e la legge di Dio ». «Ricordiamo – concludeva il cardinale che oggi siede sul soglio di Pietro – ciò che Dio stesso disse al suo popolo in un momento di grande angoscia: “Questa guerra non è vostra, ma di Dio» chiedendo «a San Giuseppe, a Maria e al Bambino» «che ci difendano, soccorrano e accompagnino in questa guerra di Dio».

Naturalmente il cardinale Bergoglio si è occupato di moltissimi problemi nel suo ministero pastorale a Buenos Aires. È stato un padre per i poveri nella crisi economica e ha denunciato, tra l’altro, l’«eutanasia coperta» praticata negli ospedali argentini dove pure non è legale, dichiarando che in realtà «in Argentina [che pure ufficialmente la ripudia] c’è la pena di morte» contro i bambini non nati con l’aborto e contro gli anziani malati vittima di una «cultura dello scarto» negli ospedali. Per le sue posizioni in materia di vita e famiglia è stato duramente attaccato dalla presidentessa argentina, d’idee radicali, Cristina Kirchner, che ha evocato a proposito del cardinale Bergoglio «i tempi medievali e quelli dell’Inquisizione». 

Ci sarà tempo di tornare sulla biografia del nuovo Pontefice. Per noi cattolici, oggi, il primo dovere è gridare «Viva il Papa». Con rispetto e affetto, e promettendogli fin da ora non solo obbedienza, ma fattiva collaborazione nel diffondere il suo Magistero, secondo quello che è diventato il marchio di fabbrica dellaNuova Bussola Quotidiana, una testata citata tante volte in questi giorni di Conclave da altri media, non solo in Italia.

Il primo commento, allora, non può che essere formulato ancora alla luce del Magistero che il Pontefice emerito lascia in eredità al suo successore e che ci spiega come va seguito il Papa, ogni Papa. La prima lezione, il primo impegno è che il Papa va seguito sempre. Tutti i giorni. Conosciamo la distinzione fra Magistero ordinario e straordinario, fra le rarissime dichiarazioni infallibili e il resto. Ma sappiamo anche come queste distinzioni siano usate capziosamente come alibi per la disubbidienza. Nella Messa crismale del 2012 Benedetto XVI ha formulato la domanda retorica: «La disobbedienza è veramente una via? Si può percepire in questo qualcosa della conformazione a Cristo, che è il presupposto di ogni vero rinnovamento, o non piuttosto soltanto la spinta disperata a fare qualcosa, a trasformare la Chiesa secondo i nostri desideri e le nostre idee?». Ubbidienza è seguire tutto il Magistero, anche quello ordinario attraverso cui si esercita quotidianamente la grande direzione spirituale che il Santo Padre offre ai singoli e alle nazioni. Sarebbe un pessimo figlio chi affermasse di volere seguire, del proprio padre, solo qualche raro pronunciamento solenne, ignorandone i consigli e le richieste quotidiane.

In secondo luogo, promettiamo al nuovo Papa Francesco che lo seguiremo senza impropri paragoni con i suoi predecessori. Conosciamo il gioco della stampa laicista per cui il «Papa buono» è sempre quello che non c'è più. Offeso quando regnava, ogni Pontefice è usato strumentalmente contro il suo successore. Né è accettabile l'atteggiamento di chi pretende di convocare ogni insegnamento del Papa al tribunale della Tradizione, affermando che seguirà il nuovo Pontefice solo il suo insegnamento sarà «conforme alla Tradizione». Come ha spiegato Benedetto XVI nella grande e poco letta esortazione apostolica del 2010 «Verbum Domini», la Tradizione diventa vivente nel Magistero. «Tradizione» non è il titolo di un volume che potremmo acquistare nella più vicina libreria cattolica. Che cosa dev'essere considerato Tradizione nella Chiesa non va chiesto, ultimamente, ai teologi o agli storici, peraltro sempre divisi tra loro. Da oggi c'è di nuovo qualcuno a cui chiederlo, certi che della sua risposta ci possiamo fidare: Papa Francesco.

Terzo: la Chiesa è guidata dal Papa, non dall'opinione pubblica, dai sondaggi, da quello che si crede pensino i fedeli. Non possiamo contrapporre al Papa il cosiddetto senso comune dei fedeli. In un importante discorso del 7 dicembre 2012 alla Commissione Teologica Internazionale, Benedetto XVI ha fatto chiarezza sul «sensus fidelium». Molti infatti oggi contrappongono il «sensus fidelium», la sensibilità diffusa tra i fedeli, al Magistero. E questo avviene, per così dire, sia «a sinistra» sia «a destra». Un certo progressismo afferma volentieri che, specialmente sui temi morali, il Magistero offre certi insegnamenti ma si deve anche tenere conto della sensibilità dei fedeli, che in materia di anticoncezionali, aborto, omosessualità, rapporti prematrimoniali sarebbe ormai maggioritariamente diversa. Nello stesso tempo, un certo «tradizionalismo» - quando vuole criticare il Magistero attuale accusandolo di non essere conforme alla Tradizione - risponde all'obiezione che ho già citato secondo cui spetta precisamente al Magistero definire che cosa sia oggi la Tradizione affermando che sarebbe il senso comune dei fedeli a percepire il contrasto fra certi insegnamenti odierni e quelli tradizionali.

I sociologi hanno più volte osservato come chi argomenta in questo modo, da destra o da sinistra, di rado si rende conto delle difficoltà che esistono quando si tratta di accertare che cosa pensi veramente la maggioranza dei fedeli. La sociologa inglese Linda Woodhead parla della «sondaggite» come di una nuova malattia diffusa tra gli studiosi di scienze religiose che, neanche fossero politici che si preparano alle elezioni, pretendono di decidere ogni questione relativa allo stato della religione tramite i sondaggi. Ma i sondaggi sono per loro natura incerti, così che occorre sempre molta cautela quando si afferma che «il popolo cattolico» pensa questo o quest'altro. Non senza spirito, nella sua autobiografia «La mia vita» il cardinale Joseph Ratzinger aveva osservato che molti teologi, quando parlano del'«opinione dei fedeli», si riferiscono alla loro stessa opinione e a quella degli studenti e amici fedeli alle loro soggettive teorie.

Nel discorso citato del 2012, Papa Ratzinger aveva invitato a «distinguere il sensus fidelium autentico dalle sue contraffazioni». Il senso comune dei fedeli «non è una sorta di opinione pubblica ecclesiale» e non si misura con i sondaggi. Soprattutto, non ha senso contrapporre il «sensus fidei» al Magistero, o utilizzarlo come una sorta di tribunale che potrebbe giudicare e condannare il Magistero del Papa, perché il senso comune che interessa è quello dei «fedeli», e per fedeli s'intendono coloro che prendono sul serio il Magistero e a questo lealmente aderiscono. Dunque, spiegava Benedetto XVI a proposito del «sensus fidelium», «non è pensabile poterlo menzionare per contestare gli insegnamenti del Magistero, poiché il sensus fìdei non può svilupparsi autenticamente nel credente se non nella misura in cui egli partecipa pienamente alla vita della Chiesa, e ciò esige l’adesione responsabile al suo Magistero, al deposito della fede». Esige l'adesione all'insegnamento, anche ordinario e quotidiano, del Papa.

Il Conclave è finito. È finito anche il tempo in cui ciascuno esprimeva opinioni e simpatie su quale fra i «papabili» gli sarebbe piaciuto di più. Ora abbiamo un Papa da seguire - anzitutto ascoltando e leggendo che cosa ci dirà, senza fidarsi dei riassunti e delle interpretazioni della stampa laicista - e da amare. Mi piace concludere con le parole che concludono uno dei miei libri preferiti, «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione» del pensatore cattolico brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira (1905-1998), pubblicato durante il pontificato del beato Giovanni XXIII (1881-1963). 

Parole riprese, per volere di Corrêa de Oliveira, in ogni successiva edizione, cambiando solo il nome del Pontefice, e che oggi anche noi possiamo riferire a Papa Francesco. «Non vorremmo considerare concluso questo studio senza un omaggio di filiale devozione e di obbedienza illimitata al "dolce Cristo in terra", colonna e fondamento infallibile della Verità, Sua Santità Papa Giovanni XXIII. Ubi Ecclesia ibi Christus, ubi Petrus ibi Ecclesia. Al Santo Padre si rivolge dunque tutto il nostro amore, tutto il nostro entusiasmo, tutta la nostra devozione. Con questi sentimenti (...) abbiamo creduto di dover pubblicare anche questo studio. Nel nostro cuore, non abbiamo il minimo dubbio sulla verità di ognuna delle tesi che lo compongono. Le sottomettiamo, tuttavia, senza restrizioni, al giudizio del Vicario di Gesù Cristo, disposti a rinunciare senza esitazione a qualsiasi di esse, se si allontana, anche lievemente, dall'insegnamento della santa Chiesa, nostra Madre, Arca della Salvezza e Porta del Cielo». Viva il Papa. (M. Introvigne)

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Papa Francesco. Profili inediti del nuovo Pontefice che interrompono molte tendenze storiche
(Luis Badilla) Ieri, subito dopo l'annuncio del nome del nuovo Papa, si è capito subito che i cardinali elettori avevano dato alla Chiesa le migliori risorse disponibili in questa tappa della sua missione per una grande svolta dimostrando che l'elezione del Successore di Pietro non è frutto di alleanze e cordate, di gruppi e convenienze, bensì frutto di una visione comune e di una condivisione. Si è trattato di una scelta piuttosto breve e sicura, fatta alla quinta votazione, dopo due fumate nere e in 24 ore. Scelta arrivata quando in molti erano convinti che si preparava il passaggio ad una fase più lunga del Conclave perché gli elettori erano segnati da "troppe divisioni, antagonismi e veti incrociati". Ma era ciò che diceva la stampa e non quello che veramente stava accadendo nella Cappella Sistina.
E si è capito subito, da pochi dati, semplici ma giganteschi, cosa stava accadendo. Ecco un breve elenco.
Papa Francesco:
- è il primo gesuita a sedere sul Soglio di Pietro;
- è il primo Pontefice extra-europeo dopo oltre 12 secoli. L'ultimo non-europeo, prima di Papa Francesco, fu Gregorio III / Siria, 690 – Roma, 28 novembre 741. Fu Papa dal 731 al 741;
- è il 12.mo Successore di Pietro non-europeo (dopo 8 asiatici e 3 africani);
- è il primo Pontefice del continente americano (Latinoamerica);
- è il primo Pontefice che ha voluto scegliere il suggestivo nome di Francesco.
 Vaticano;

- è il 34.mo Pontefice membro di un'Ordine o Istituto religioso. In passato ci sono stati: 
17 Papi Benedettini. 16 dell'Ordine di San Benedetto 1 un Camaldolese
6   Papi Agostiniani:
4   Papi Domenicani:
4   Papi Francescani: 2 Frati Minori e due Conventuali
2   Papi Cistercensi.




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(Luis Badilla) Una delle caratteristiche più note del nuovo Papa è la attenta e amorevole preoccupazione che sempre ha avuto verso i candidati al sacerdozio. Nei suoi numerosi incontri con i seminaristi, abituali e profondi, spesso diceva: "Il buon pastore deve avere l'odore delle sue pecore". In questa frase si condensa gran parte del profilo sacerdotale del Successore di Benedetto XVI che, tra l'altro, poco fa dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro, ha evidenziato subito un'altra sua nuova caratteristica: la fiducia totale e piena nella preghiera alla quale è sua abitudine invitare sempre tutti, offrendo agli altri la sua. In America Latina gode di un grande prestigio non solo all'interno della Chiesa ma anche fra la gente, fra i fedeli, che a Buenos Aires erano abituati ad incontrarlo sull'autobus o sulla metropolitana o addirittura nel mercato rionale dove andava a fare le spesa per le attività assistenziali della arcidiocesi.


Contro ogni previsione, oltre ogni previsione




Un primo ritratto dell'esordio del nuovo Pontefice a firma del presidente nazionale RnS





Roma,  - Di Salvatore Martinez (*)

Un Papa “carismatico”





Le preghiere di Benedetto XVI e dei cristiani sparsi in ogni angolo del mondo, qui in Italia il nostro progetto Muro di fuoco a sostegno della Chiesa, incessante “catena di preghiera” per questo tempo di transizione, sono state ascoltate: lo Spirito Santo e i cardinali in Conclave hanno scelto contro ogni previsione, oltre ogni previsione! Un Papa “carismatico” che, nella linea dei suoi immediati predecessori, ha subito attratto, stupito e convinto, che ha svelato il volto del Vicario di Cristo all’insegna dell’essenzialità evangelica e comunicato al mondo “un’esegesi vivente” della bellezza di essere cristiani. 
“Preso dalla fine del mondo”
Il neo eletto Papa Francesco dice di essere stato “preso quasi alla fine del mondo”. Ed in questa idea dei “confini della terra” che mi pare di cogliere la grande portata di rinnovamento spirituale che il nuovo Pontificato porta con sé. L’America Latina, il “continente della speranza” e delle grandi contraddizioni sociali irrisolte, dà al mondo il nuovo Papa. Da queste giovani terre cristiane, evangelizzate dal fervore dei cattolici europei, verrà ora la nuova evangelizzazione del mondo, in special modo della nostra Europa, stanca, delusa, portatrice di speranze tristi. Da un Continente giovane, dunque, l’immagine di una nuova “giovinezza spirituale” per la Chiesa tutta, contro ogni previsione di “gioventù anagrafica” che tutti attendevano, segno che è la fede che rende giovani, vivi, vitali e che rinnovava e stupisce il mondo. 
Nel nome, Francesco, la missione
I gesti iniziali di Papa Bergoglio sono stati eloquenti, profetici, consolanti. In primis la scelta del nome del più grande “riformatore spirituale” della Chiesa cattolica, Francesco d’Assisi, “eletto” da Dio in un’epoca di profonde contraddizioni come la nostra per la ricostruzione spirituale della Chiesa. Ridare alla fede il suo primato spirituale contro ogni mondanizzazione o modernizzazione: è questa sicuramente la grande sfida per il cattolicesimo del Terzo Millennio e il Papa imponendosi il nome di “Francesco” traccia il profilo missionario del suo ministero petrino, all’insegna di una semplicità evangelica, di una popolarità di tratto, di un’attenzione verso i poveri, di una fratellanza universale che da subito si sono imposte alla considerazione del mondo intero che lo osservava nella sua prima uscita pubblica. 
Un Papa che “si fa preghiera”
È meravigliosa, e assolutamente inconsueta nella memoria collettiva, l’immagine di un Papa che “si fa preghiera” inchinandosi dinanzi alla Comunità e chiedendo che si preghi “su di lui”. Un gesto che mi ha profondamente commosso. Per dare un’anima religiosa a questo nostro mondo, per ridare vigore spirituale alla Chiesa, occorre rieducare i credenti alla preghiera e alla preghiera comunitaria: gli uni con gli altri, gli uni per gli altri. Una lezione, questa, che ci fa rimontare alla vita delle prime comunità cristiane, agli insegnamenti di San Paolo sulla preghiera; una lezione che ci ricorda il legame inscindibile che esiste tra “preghiera ed evangelizzazione”. Più sarà capace di “rimanere in preghiera”, più la Chiesa sarà profetica, vigilante, innamorata del suo Signore, audace, incidente. 
Il primo Papa gesuita
Se è già assai rara l’elezione di vescovi tra i membri della Compagnia di Gesù di Sant’Ignazio di Loyola, un gesuita non era mai salito sul soglio pontificio. I gesuiti, considerati la famiglia religiosa tra le più dotte, hanno sempre avuto uno sguardo attento ai cambiamenti della storia umana, animati da uno spirito di libertà e di ricerca del bene profondi, sempre attenti ad ascoltare le esigenze del popolo di Dio. La storia personale del nuovo Pontefice avvalora tutto questo: la sua popolarità in Argentina è proprio nell’essere stato difensore della fede tra la gente, soprattutto povero in spirito tra i più poveri. E che nel segno del “poverello di Assisi” voglia ora proseguire il suo cammino con i fedeli della Chiesa di Roma e del mondo intero, ci pare un messaggio di straordinaria bellezza. 
Papa, in quanto Vescovo di Roma
Possiamo individuare un altro elemento di novità nell’insistenza con la quale Papa Francesco si è ripetutamente definito “Vescovo di Roma che presiede alla carità”, con evidente rimando ad un altro Ignazio, il grande santo di Antiochia del II secolo. La Chiesa è attesa su questo fronte e sfidata dallo spirito del mondo che ha contraffatto il significato dell’amore, come già indicava Papa Benedetto XVI nella sua prima enciclica “Deus Caritas Est”. Il vero volto dell’amore di Dio, Gesù di Nazareth, è oscurato e sfigurato dal male, dallo spirito dell’errore e dal rifiuto della verità del Cristo. Papa Francesco è subito, come dire, “sceso dal trono” chiedendo ai fedeli di Roma di “camminare insieme”, con evidente rifiuto del clericalismo e dell’istituzionalismo che spesso si rimproverano alla gerarchia. Osservando l’umiltà con la quale si è presentato, ho subito ripensato alla celebre definizione di Sant’Agostino: “Nel momento in cui mi dà timore l’essere per voi, mi consola il fatto di essere con voi. Per voi, infatti, sono vescovo, con voi sono cristiano”. Mi pare, pertanto, che si possano dedurre, incrociando anche gli scritti del card. Jorge Mario Bergoglio, due ambiti distintivi d’impegno del nuovo Pontefice: la ripresa del concetto di “popolo di Dio”, caro al Concilio Vaticano II e spesso disatteso nella vita delle comunità ecclesiali, e la ridefinizione dei concetti di “sinodalità e collegialità” nella Chiesa, a fronte delle molteplici e complesse sfide che il nuovo Papato sarà chiamato ad affrontare sulla scena di un mondo globalizzato e desacralizzato. 
In continuità con Benedetto XVI
Ancora, mi pare si debba considerare la prosecuzione ideale con il predecessore Benedetto XVI. La Provvidenza riannoda in un vincolo di continuità questi due uomini, che otto anni or sono si trovarono in Conclave ad essere i candidati preferiti dai cardinali. La scelta cadde sul Joseph Ratzinger, ma già allora si percepiva che nel card. Bergoglio la Chiesa avrebbe trovato analoghi afflati di novità. Benedetto XVI si è “dimesso” da Papa dinanzi alla sua “impossibilità” a continuare, indicandoci il bisogno di una “conversione radicale”, che parta dal cuore dell’uomo e giunga al cuore delle istituzioni, inclusa quella ecclesiale. Un passaggio decisivo per dare corso alla “nuova evangelizzazione”, così attesa e necessaria nel nostro tempo. Papa Francesco si pone idealmente e fattualmente in continuità con questa visione, con questa urgenza;  sarà capace di attuare i gesti forti di rinnovamento auspicati da Papa Ratzinger e al contempo di proseguire il suo altissimo Magistero già in questo speciale Anno della Fede. 
Il RnS accompagnerà con gioia papa Francesco!
In ultimo, vorrei significare la nostra gratitudine al Signore per l’attenzione ai Movimenti ecclesiali e alle Nuove Comunità che Papa Francesco non mancherà di assicurare, in ragione dell’accompagnamento pastorale fin qui testimoniato. La sua sensibilità spirituale e carismatica saranno di grande impulso per l’impegno missionario dei “laici associati”, per una nuova presenza dei cattolici nel mondo, nelle istituzioni, nelle frontiere della carità. Il Rinnovamento nello Spirito ha ricevuto, tra gli ultimi gesti di Benedetto XVI, il dono di una Fondazione Vaticana denominata “Centro Internazionale Famiglia di Nazareth” per la diffusione del Magistero della Famiglia, a partire dalla Terra Santa. Un impegno che poniamo ora sotto la guida di Papa Francesco. Ci conforta sapere che Egli è stato Membro del Pontificio Consiglio per la Famiglia e che alle “piccole chiese domestiche” abbia sempre assegnato un ruolo strategico per l’avvenire della fede. Il RnS accompagnerà con gioia il nuovo Papa, continuando ad elevare al Cielo ferventi preghiere, e assicurando al Successore di Pietro la filiale obbedienza dovuta ad un padre.
(*): Salvatore Martinez è presidente del Rinnovamento nello Spirito. È Consultore del Pontificio Consiglio per i Laici, del Pontificio Consiglio per la Famiglia, del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. È neo presidente della Fondazione Vaticana “Centro Internazionale Famiglia di Nazareth”.

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La gioia dei movimenti ecclesiali per l'elezione del Santo Padre


“Siamo convinti che sia un Papa provvidenziale per questi tempi e che porterà il Vangelo il modo instancabile nel mondo”. Così Kiko Argüello, Carmen Hernández e padre Mario Pezzi, iniziatori e responsabili del cammino Neocatecumenale, esprimono la propria gioia per l’elezione di Papa Francesco. I fondatori hanno poi rilevato che in varie occasioni il Santo Padre ha presieduto a celebrazioni delle comunità Neocatecumenali di Buenos Aires, come l’eucarestia del 40.mo anniversario nel 2008.
Sulle spalle del Pontefice c’è una grande responsabilità, “ma non dimentichiamo che il Papa conta sull’aiuto di Dio, sull’assistenza dello Spirito Santo e sull’affetto e la preghiera dei cattolici, e di milioni di persone di buona volontà”, ha affermato, invece, Javier Echevarría, prelato dell’Opus Dei. Proprio per questo, l’organizzazione ha rinnovato al nuovo Romano Pontefice “un’adesione completa alla sua persona al suo ministero”.
Anche Maria Voce, presidente del movimento dei Focolari, ha manifestato la sua felicità per l’elezione del Santo Padre: “Questo momento fa vedere sia la vitalità della Chiesa sia la freschezza dello Spirito Santo, che trova sempre il modo di sorprendere”, ha detto, definendo “molto significativa” la scelta del nome Francesco, “perché mi sembra esprimere il desiderio di un ritorno alla radicalità del Vangelo, a una vita sobria, a una grande attenzione all’umanità e anche a tutte le religioni”. Ritiene lo stile semplice del Pontefice adatto a un momento di gravi sofferenze dell’umanità, in cui “c’è bisogno di qualcuno capace di toccare i cuori e di far sentire a ciascuno la gioia di avere un padre e un fratello che ci vogliono bene”.
Per don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, la scelta del nome indica che “non ha altra ricchezza che Cristo. Non si affida a nessun’altra modalità di comunicarlo se non alla nuda e semplice testimonianza”. Don Carrón si dice colpito dalla “sintonia profonda tra il realismo di Benedetto XVI, che con il suo gesto ha ricordato al mondo che la Chiesa è di Cristo, e l’umile realismo di Papa Francesco, che da subito ha espresso la coscienza del suo ministero in quanto vescovo, in comunione e in cammino con il popolo della Chiesa di Roma ‘che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese’, secondo la felice espressione del grande Sant’Ignazio di Antiochia.”
L’Associazione Scienza & Vita, infine, accolta con “gioia e gratitudine” l’elezione del nuovo Pontefice, ha sottolineato che “nella sua richiesta al popolo di chiedere per lui la benedizione del Padre, si coglie un rinnovato afflato profetico. Scienza & Vita si unisce alla preghiera universale della Chiesa come popolo di Dio, esprimendo l’augurio che il Santo Padre possa svolgere con serenità e fermezza il suo alto magistero”.

Il bisogno di una chiesa povera



papafrancescoPubblichiamo questo articolo di Giovanni, scritto per l’Unità, proprio mentre aspettavamo il nome del nuovo Papa Francesco.
Il grande gesto di Papa Benedetto non è stato solo la scelta nobile, libera e audace dell’umiltà di una rinuncia e del ritiro in una vita di preghiera. È anche una grande domanda davanti ad una grande crisi, che diventa ogni giorno più evidente. È in certo senso una grande provocazione.
Davanti a questo situazione di prova c’è una strada maestra, una «porta stretta» che già cinquant’anni fa il Vescovo della Chiesa di Bologna proponeva alla grande Assise del Concilio Vaticano Secondo: l’annuncio del Vangelo ai poveri. E poveri sono le grandi moltitudini delle terre del Terzo e del Quarto mondo, ma sono anche le grandi povertà morali, culturali e spirituali del nostro mondo. E questo è evidente oggi, come lo era nel mondo e nel tempo ai quali Gesù di Nazaret portava la sua Buona Notizia di salvezza e di vita nuova.
Perché questo finalmente avvenga nel nostro tempo, è necessario che la Chiesa stessa cerchi e attui in se stessa le grandi scelte della povertà. Perché la lieta notizia ai poveri la può portare solo questo Signore che si è fatto povero per noi fino alla Croce. E dunque la Chiesa, e chi la guida in tutti i suoi ambiti fino alle supreme responsabilità, deve poter trovare le vie di questa povertà. Solo una «Chiesa povera» può essere annunciatrice di speranza e di salvezza per tutte le povertà della vicenda umana.
I poveri e i peccatori stanno bene con Gesù proprio perché, per incontrarli e salvarli, Lui stesso è sceso nella loro povertà. Proprio perché, come Egli stesso più volte ripete, non è venuto per condannare ma per perdonare e per salvare. Mentre la Legge, anche la più santa, inevitabilmente si blocca sul confine tra l’assoluzione e la condanna, il Vangelo di Gesù è capace di accostarsi ad ogni condizione per proporre una notizia buona: non condanna e prende per mano anche gli ultimi.
Quando Gesù sale sulla barca di Pietro e la riempie di una pesca miracolosa, Pietro stesso gli chiede di allontanarsi perché quella è la barca di un peccatore. Ma Gesù, che con la potenza della sua misericordia, imbarcandosi con lui lo ha «pescato», fa di lui il primo grande «pescatore di uomini». E lo può fare perché è sceso fino alla sua povertà. In una parabola che in tutte le assemblee della Chiesa Cattolica è stata proclama proprio alla vigilia del Conclave, la Casa del Padre viene presentata come quella che accoglie l’affamato peccatore e gli fa festa.
In questa Casa della misericordiosa festa di Dio per i suoi poveri figli deve avere il coraggio e la forza di entrare anche il «fratello maggiore» che comprensibilmente resta sgomento davanti alla misura sconvolgente della misericordia paterna. Davanti alla sua «ingiusta giustizia». Oggi abbiamo bisogno di un «Fratello Maggiore» che entri in questa casa per unirsi alla misericordia del Padre e ne celebri la bellezza e la potenza. La Chiesa non è un’assemblea di giusti, ma una Mensa di peccatori perdonati.
Domenica prossima in tutte le Messe della Chiesa Cattolica si ascolterà il Vangelo nel quale si racconta di una donna che secondo la Legge deve essere lapidata perché sorpresa in flagrante adulterio. Gesù la salva chiedendo a chi ha già il sasso in mano che per primo getti la sua pietra chi è senza peccato. E allora tutti se ne vanno, a cominciare dai più vecchi. Lui solo, che è senza peccato, resta con la donna, e le chiede: «Donna, nessuno ti ha condannata?». E lei gli risponde: «Nessuno, Signore». Allora Gesù le dice: «Neanch’io ti condanno. Va’, e non peccare più». Domenica prossima, in Piazza S. Pietro, ci sarà una grande attesa di questa potenza di perdono.
Giovanni Nicolini - l’Unità” del 14 marzo 2013

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